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martedì 10 maggio 2011

Conti pubblici e il debito italiano? Tutta colpa dell'Europa

Posted by Stefano Pelizzola
"Cari europeisti convinti, il debito italiano è schizzato dal 1981, ovvero da quando la Banca d'Italia non è stata più obbligata a stampare moneta su richiesta del ministero del Tesoro". Il finanziere Ernesto Preatoni interviene di nuovo nel dibattito scatenato dalla sua proposta anti-debito ("Alzare l'inflazione al 10%") su Affaritaliani.it. "E' meglio essere al di fuori dell’euro che dentro l’euro", assicura. E spiega perché preferisce investire in Paesi come Estonia, Lettonia, Lituania e Russia "che hanno delle caratteristiche che l’Italia neppure si sogna: stabilità politica, pace sociale, debito pubblico molto basso, fiscalità contenuta e prezzi immobiliari molto più bassi". Poi risponde a Esposito Fait e Baggiani...
L'INTERVENTO
Caro direttore,
ho letto con piacere gli interventi di Esposito, Fait e Baggiani.
Mi compiaccio nel constatare che in Italia vi sono ancora persone che usano ragionare anziché appiattirsi su posizioni dogmatiche.
Mi compiaccio con Esposito per il modo in cui ha demolito la Kostoris.
Ringrazio Fait e Baggiani per avere compreso che non ho la pretesa di avere elaborato una ipotesi che abbia una pretesa scientifica assoluta.

Mi sono limitato ad indicare una direzione che ritengo essere il minore dei mali possibili.
Per quanto riguarda la scadenza media del debito pubblico concordo con Fait ma mi è d’obbligo rilevare che,  se anche  riuscissimo a risolvere il problema del debito pubblico in 12 anni anziché in 6 avremmo conseguito un incredibile successo! D’altra parte la stessa B.C.E. ha ultimamente indicato il nuovo obiettivo: ridurre il debito pubblico del 5% l’anno.
L’Italia ha un debito pubblico del 120 %. Per ridurlo al 60% occorrerebbero esattamente 12 anni.

A questo proposito bisogna ammettere che il ministro Tremonti ha fatto un ottimo lavoro perché è riuscito a tenere l’Italia al di fuori dei PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna, gli Stati più a rischio). In ciò è stato agevolato dal fatto che la comunità europea ha posto sino ad oggi l’accento sul rapporto deficit–PIL anziché sul rapporto debito-PIL . Se l’obiettivo è cambiato e il rapporto debito-PIL dovesse essere posto con maggior enfasi non mi stupirebbe se l’Italia venisse messa sotto pressione dai mercati.
Sempre riguardo a Fait mi permetto solo di dissentire che una manovra monetaria “lasca” possa essere negativa per la crescita economica.
Basta a questo proposito guardare il grafico sottostante per rendersi conto che il debito pubblico italiano è esploso dal 1981 in poi. Ricordo ai più giovani che fino al 1981 la Banca d’Italia era obbligata a stampare su semplice richiesta  del Ministero del Tesoro (dei politici quindi). Dal 1981 in poi questo obbligo è terminato, la Banca d’Italia ha attuato una politica più restrittiva  e ciò nonostante il debito è esploso.


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Fonte: Fondo Monetario Internazionale

Vorrei evitare in futuro di entrare in modo troppo approfondito sulle tecnicalità.
Ciò produrrebbe l’effetto negativo di limitare il dibattito ad un numero di persone contenuto. Mi piacerebbe invece che il dibattito si estendesse agli europeisti convinti, a coloro che hanno sposato l’euro, a coloro che, quando le cose non funzionano all’interno della CEE, danno la colpa agli antieuropeisti senza avere alcun dubbio. Potrebbero aver costruito un mostro senza alcun senso ma è proibito discuterne.
Gli inglesi non sono entrati nell’Euro e oggi possono collocare il loro debito pubblico a due punti in meno della Spagna. Se si dovesse ristrutturare il debito pubblico di uno Stato della Comunità  (peggio ancora in caso di default) a quali tassi collocheranno il debito pubblico la Spagna e l’Italia? E’ la dimostrazione che è meglio essere al di fuori dell’ euro che dentro l’euro!

PS: gli investimenti che io suggerisco sono una diretta conseguenza del fatto che da anni ho capito che il problema del debito pubblico non sarebbe mai stato seriamente risolto. Anche se  l’ipotesi da me avanzata non si verificasse i suggerimenti da me dati rimarrebbero comunque validi.
Perché mai dovremmo comprare un immobile a Genova in pieno centro a 7500 euro al metro quadro quando è possibile comperare a Vilnius in pieno centro a 2500 euro al metro quadro? Per il principio dei vasi comunicanti (globalizzazione dei mercati) questa differenza verrà prima o poi colmata.
Oltretutto i paesi che io prediligo (Estonia, Lettonia, Lituania e Russia) hanno delle caratteristiche che l’Italia neppure si sogna: stabilità politica, pace sociale, debito pubblico molto basso, fiscalità contenuta e prezzi immobiliari molto più bassi.

Ernesto Preatoni

Fonte: Affariitaliani.it

lunedì 2 novembre 2009

Case all’estero, lo scudo fiscale non scoraggia gli italiani

A fine 2009 saranno 35mila le case acquistate oltre frontiera, il 19% in più rispetto al 2008.
La stima emerge da un’indagine condotta da aipb, che rileva inoltre come l’85% degli acquirenti disponga di un budget compreso tra 100mila e 500mila euro, mentre solo il 15% punta ad immobili di alto standing (oltre 1 milione di euro). Gli acquisti per investimento hanno quest’anno raggiunto il 17% del totale, mentre nel biennio 2007-2008 si erano fermati al 12%.
Aumenta anche il numero di coloro che acquistano casa tramite mezzi propri: nel 2007 il 45,4% degli acquirenti aveva fatto ricorso a un mutuo, contro il 42,7% dello scorso anno.


[ Fonte: Il sole 24 ore, sabato 24 ott 09 ]

venerdì 4 settembre 2009

"Buy to let" (le occasioni più convenienti)

Chi intende investire in una casa all’estero, ma senza lasciare definitivamente l’italia, può puntare sul "buy to let", formula di acquisto che consente di usare in modo flessibile la proprietà e di affittarla nei periodi in cui non si utilizza.
Global property ha stilato la classifica delle località mondiali dove il buy to let è più redditizio, considerando fattori come tasse, costi di transizione, accessibilità degli immobili, rimuneratività e canoni medi di locazione. in testa chisinau (moldavia), dove l’affitto di una casa rende mediamente il 14,17% all’anno; seguono giacarta (12,34% di resa annua) e il cairo (12%). affari interessanti sono possibili anche a metro manila, nelle filippine (10,99%), a skopje (10,11%), a lima (10,09%) e a bogotà (9,19%).

[ fonte: il sole 24 ore, sabato 29 ago 09 ]