lunedì 19 marzo 2012

Ernesto Preatoni critico sul governo Monti: "Senza l'immissione di ulteriore liquidità l'uscita dalla crisi sarà ancora molto lunga..."


Ernesto Preatoni, vogliamo fare un punto sulla situazione dei debiti pubblici nella U.E. e sulle prospettive economiche?
"Monti ha sostenuto nei giorni scorsi che il punto di massima crisi è stato superato e che di conseguenza ci attendono tempi migliori. Io invece ho l'impressione che senza l'immissione di ulteriore liquidità l'uscita dalla crisi sarà ancora molto lunga. Monti esagera i suoi meriti e in ciò è coadiuvato da alcuni governanti europei. A me sembra che questo atteggiamento sia dovuto più a disperazione che a fatti reali. Analizziamo per esempio la discesa degli spread dall'insediamento di Monti ad oggi: il 16 di novembre lo spread era a 519, oggi è circa a 290 con un ridimensionamento dello spread stesso di circa 230 punti. Bravo Monti verrebbe da dire; se però analizziamo l'andamento a dieci anni dei Bonos spagnoli scopriamo che nello stesso periodo essi sono scesi da 455 a 314 con un ridimensionamento di 141 punti. Viene da pensare che buona parte di questa ripresa sia più dovuta all'immissione di liquidità della B.C.E. che non all' effetto Monti. Infatti le banche spagnole hanno aderito alle offerte della B.C.E. (immissione di liquidità all' 1%) in misura simile alle banche italiane. E la Spagna nel frattempo non ha fatto alcuna manovra fiscale come è stato fatto in Italia.


Ma allora lei è negativo sull'operato di Monti?
"Il governo Monti ha un'immagine internazionale superiore ai governi precedenti e ciò contribuisce a darci credibilità ma io ritengo anche che ci sia da parte degli altri governanti europei (e forse anche americani) la necessità estrema di credere in qualche notizia positiva. Sul piano concreto il governo Monti ha inasprito i provvedimenti fiscali mentre sul piano delle tanto conclamate privatizzazioni e della riforma del lavoro si è visto molto poco. Diverso sarebbe stato se avesse posto mano agli sprechi della pubblica amministrazione; ma questo processo, se mai inizierà richiederà un tempo lunghissimo poichè il problema dell' Italia ancora prima che politico ed economico, è sociale. Se vogliamo la dimostrazione, da appassionato di numeri, ho trovato le seguenti statistiche: il PIL reale Italiano è aumentato dal 1951 al 1973 del 5,6% l' anno, dal 1973 al 1980 del 3,5% l' anno, dal 1980 al 1990 del 2,2% l' anno, dal 1990 al 2000 dell' 1,6% l' anno, dal 2000 al 2007 dello 0,8% l' anno, dal 2007 al 2011 è diminuito dell' 1,1% l' anno! Alla faccia di quelli che continuano a pensare di investire in Italia. Questa tendenza dimostra chiaramente che il problema dell' Italia è un problema sociale e che non sarà certo Monti ad invertirlo".

Ma allora in questa situazione cosa rimarrebbe da fare?
"Non credo sia possibile invertire questa tendenza. Per farlo bisognerebbe poter richiamare investimenti che produrrebbero occupazione e ricchezza ma se guardiamo gli investimenti in italia dal 1951 al 1973 sono aumentati del 6,5% l'anno e dal quel momento, via via sono diminuiti fino all' ultimo quadriennio dove si sono persi investimenti pari al 3,3% l'anno. L'unico modo per attenuare (attenzione, non risolvere ma solamente attenuare) è quello di immettere ulteriore liquidità dimenticandosi per il momento gli effetti inflattivi".


Un'ultima domanda Preatoni, che cosa pensa di questo "fiscal compact"?
"E' un' altra di quelle dichiarazioni d'intenti che non hanno portato conseguenze concrete. Basti pensare che il fiscal compact si rifà a un parametro alquanto complesso e cioè al debito e al deficit strutturale. Ciò nella mente dei burocrati che hanno elaborato questo concetto dovrebbe essere il debito (o il deficit) che tiene conto delle condizioni economiche attuali. A me sembra una ulteriore invenzione artificiosa che porterà solo a differenti interpretazioni e a probabili lunghissime contestazioni. Per chi volesse avere un' idea di come vengono scritte le regole nella U.E. invito a leggere il contenuto di questo link. Facciamo una scommessa, caro Direttore, che gli stati europei nel prossimo futuro litigheranno sull' interpretazione di questo debito/deficit strutturale e che alla fine gli stati più rigidi, pur di tenere in piedi la U.E. accetteranno qualsiasi interpretazione lassista?".
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