Segnali di recupero ne ha dati, ma la sensazione di salire sulle montagne russe c'è ancora. Investire in questa fase nel real estate giapponese - dopo un ribasso delle quotazioni delle case del 32% tra il '97 e il 2006, lo stesso periodo in cui Europa e Stati Uniti hanno corso a tripla cifra - non offre certezze.
A giudicare dall'andamento delle prime 50 società immobiliari nipponiche, l'isola non si è ancora messa alle spalle la crisi. Nell'ultimo anno il rendimento è stato praticamente nullo (-0,06%); in 24 mesi è stato invece registrato un calo del 6,2%, anche se le prime dieci del settore hanno segnato un +11% nel 2006.
Tra alti e bassi c'è dunque chi ha regalato soddisfazioni, come Mitsubishi Estate (la numero uno, con una capitalizzazione di Borsa di 5,1 miliardi di euro), che in tre anni è cresciuta del 173% (+20% negli ultimi 12 mesi). Ottime performance anche per Mitsui Fudosan (+179%), Sumitomo Real and Development (+55%) e Tokyu Land (+292 per cento). La migliore in 36 mesi è stata Urban (+671%), attiva nei segmenti vendita e leasing del residenziale e degli uffici, che però nell'ultimo anno ha invertito la corsa (-14,95 per cento). La società, assieme ad Aeon (+136% dal 2004) e Nomura Real Estate (quotata lo scorso 3 ottobre), pesa anche nel paniere dell'Ishares Msci Japan, l'Etf di Piazza Affari che investe sui big dell'indice Nikkey (in rialzo del 27% dal collocamento nella primavera del 2005).
I rischi di incappare in qualche scottatura, tuttavia, restano. Japan general estate in 12 mesi ha lasciato sul terreno il 23% del proprio valore; ribassi ancor più accentuati per Nippon Prkg (-47%) e Hoosiers (-47%), specializzata nella realizzazione di villette a schiera. «Con la Germania, il Giappone è stato l'unico grande mercato a non cogliere il boom immobiliare - dice Luca Dondi, analista di Nomisma real estate -.
Le grandi aziende hanno offerto buoni risultati perché i mercati da un po' di tempo scommettono su un'inversione del trend». Ma la ripresa non è ancora arrivata.
Nel 2006 i prezzi degli immobili sono scesi del 2,6 per cento. Se poi a questo dato si aggiunge il rialzo al costo del denaro di febbraio, salito allo 0,5% (il livello più alto degli ultimi dieci anni) si intuisce che per assistere a un nuovo slancio c'è ancora da aspettare.
A giudicare dall'andamento delle prime 50 società immobiliari nipponiche, l'isola non si è ancora messa alle spalle la crisi. Nell'ultimo anno il rendimento è stato praticamente nullo (-0,06%); in 24 mesi è stato invece registrato un calo del 6,2%, anche se le prime dieci del settore hanno segnato un +11% nel 2006.
Tra alti e bassi c'è dunque chi ha regalato soddisfazioni, come Mitsubishi Estate (la numero uno, con una capitalizzazione di Borsa di 5,1 miliardi di euro), che in tre anni è cresciuta del 173% (+20% negli ultimi 12 mesi). Ottime performance anche per Mitsui Fudosan (+179%), Sumitomo Real and Development (+55%) e Tokyu Land (+292 per cento). La migliore in 36 mesi è stata Urban (+671%), attiva nei segmenti vendita e leasing del residenziale e degli uffici, che però nell'ultimo anno ha invertito la corsa (-14,95 per cento). La società, assieme ad Aeon (+136% dal 2004) e Nomura Real Estate (quotata lo scorso 3 ottobre), pesa anche nel paniere dell'Ishares Msci Japan, l'Etf di Piazza Affari che investe sui big dell'indice Nikkey (in rialzo del 27% dal collocamento nella primavera del 2005).
I rischi di incappare in qualche scottatura, tuttavia, restano. Japan general estate in 12 mesi ha lasciato sul terreno il 23% del proprio valore; ribassi ancor più accentuati per Nippon Prkg (-47%) e Hoosiers (-47%), specializzata nella realizzazione di villette a schiera. «Con la Germania, il Giappone è stato l'unico grande mercato a non cogliere il boom immobiliare - dice Luca Dondi, analista di Nomisma real estate -.
Le grandi aziende hanno offerto buoni risultati perché i mercati da un po' di tempo scommettono su un'inversione del trend». Ma la ripresa non è ancora arrivata.
Nel 2006 i prezzi degli immobili sono scesi del 2,6 per cento. Se poi a questo dato si aggiunge il rialzo al costo del denaro di febbraio, salito allo 0,5% (il livello più alto degli ultimi dieci anni) si intuisce che per assistere a un nuovo slancio c'è ancora da aspettare.
[ Autore: Vito Lops - Fonte: http://www.casa24.ilsole24ore.com ]
Nessun commento:
Posta un commento