"La Bce ha immesso ed immetterà nuova liquidità sui mercati, ma Draghi, a causa delle resistenze dell'opinione pubblica tedesca, lo ha fatto in sordina". L'imprenditore Ernesto Preatoni commenta con Affari la crisi economica del Vecchio Continente e dell'Italia. "La strategia di Draghi comporta un allungamento dei tempi. I mercati sono anche psicologia: se la Bce avesse annunciato chiaramente che lo scopo finale era l'iniezione di liquidità lo spread sarebbe sceso più velocemente. Un'iniezione massiccia avrebbe l'effetto di ridurre i tassi sul debito italiano drasticamente". E poi ammette: "L'inflazione avrebbe effetti positivi per il nostro Paese".
ECCO L'INTERVISTA
Vogliamo fare il punto sulla situazione dei debiti pubblici in Europa?
"Ho l'impressione che siamo arrivati alla "resa dei conti". Alla fine di febbraio la B.C.E. farà un'altra operazione di iniezione di liquidità attraverso il meccanismo dell'asta a tassi bassissimi. Come lei ricorderà la B.C.E. ne aveva fatta una precedente per 489 miliardi di cui 116 sottoscritti dalle banche italiane".
E lei come giudica questa operazione?
"In modo certamente positivo. Si poteva fare di più ma soprattutto si sarebbe dovuto fare molto prima e, se mi è consentito avrebbe potuto essere congegnata in modo diretto come ha fatto la Fed in America".
Che cosa significa?
"La Fed ha iniettato 2200 miliardi di dollari nel mercato annunciando chiaramente che cosa intendeva fare. Draghi invece, a causa delle resistenze tedesche ha ideato un sistema che consente di iniettare liquidità sui mercati senza provocare reazioni negative da parte dell'opinione pubblica tedesca. Questo sistema permette di fare arrivare liquidità al mercato in modo mediato e non immediato".
E ciò cosa comporta?
"Comporta un allungamento dei tempi. Se lei ricorda le banche europee nei primi giorni successivi all'asta avevano ridepositato una buona parte di questa liquidità presso la B.C.E.. Gli amministratori delle banche temevano di rimanere senza liquidità in vista dei rimborsi di obbligazioni emesse precedentemente. Rassicurati poi dal fatto che la B.C.E. continuerà in questa politica hanno iniziato a comperare titoli del debito pubblico dei loro Stati per lucrare la differenza tra l'1% che loro pagano alla B.C.E. e il 5%, 6%, 7% che era il rendimento. Un ulteriore limite di questo modo di procedere da parte della B.C.E. è dato dal "mancato annuncio". L'effetto di questa manovra è stata una riduzione dei tassi e dello spread. I mercati sono anche psicologia: se la B.C.E. avesse annunciato chiaramente che lo scopo finale era l'iniezione di liquidità lo spread sarebbe sceso più velocemente".
E lei quindi cosa auspica?
"Come lei ben sa io auspico da tempo un'iniezione massiccia di liquidità che, avrebbe l'effetto probabile di ridurre i tassi sul debito italiano drasticamente. Ciò che sento ripetere in continuazione dai cattedratici è che una forte iniezione di liquidità aumenterebbe le aspettative inflazionistiche e quindi i tassi di interesse dovrebbero salire. E' incredibile come persone che si occupano solo di economia non abbiamo rilevato che nonostante le iniezioni di liquidità negli USA i tassi di interesse sono all'1%. Lo stesso dicasi del Giappone, della Svizzera e dell'Inghilterra, che ha deciso venerdì di iniettare ulteriori 50 miliardi di sterline".
E come spiega tutto ciò?
"Per una anomalia evidente: oggi i mercati privilegiano la certezza del ritorno del capitale al tasso di interesse percepito. Lei si rende conto di quale sarebbe l'effetto sui conti italiani di una manovra di questo genere? Se i tassi fossero all'1% risparmieremmo una sessantina di miliardi! Il doppio della manovra Monti!!"
Lei diceva che stiamo arrivando alla "resa dei conti", ha altri motivi per credere ciò?
"Osservo da vicino (grazie ad alcuni conoscenti personali) quello che sta succedendo in Grecia. Mi verrebbe da dire "tutto previsto". Le manovre volute dall'Europa hanno portato il paese al tracollo, il debito pubblico è aumentato fino al 170% del PIL, la disoccupazione è al 21%; sul piano sociale il paese è diventato ingovernabile. Se questi sono i risultati della politica di" lacrime e sangue" chi le ha propugnate dovrebbe trarre lezione dai disastri combinati. Il 20 di marzo la Grecia deve rimborsare obbligazioni per 14 miliardi. Se non verrà rifinanziata sarà la bancarotta con tutte le conseguenze del caso per la Grecia e per l'Europa. Ecco perché sono convinto che vedremo dei cambiamenti sostanziali di rotta".
Ma lei non teme in questo caso un ritorno dell'inflazione?
"Non solo non la temo, ma la auspico. I debiti pubblici sono sempre stati ridimensionati dall'inflazione (storicamente è dimostrato). Come io dico e scrivo da due anni questa cura che si sta effettuando in questo periodo avrebbe dovuto essere fatta molto precedentemente. La Grecia non sarebbe arrivata al punto in cui è arrivata e oggi non parleremmo di recessione ma di ripresa come è negli USA".
Ma lei non teme gli effetti negativi dell'inflazione?
"Io ho convissuto negli anni 70 con un'inflazione generalizzata al 20-25%, figurarsi se non possiamo sopravvivere con un'inflazione all'8%! Anzi le voglio dire che l'inflazione avrebbe anche degli altri effetti positivi".
Quali?
"Vedo due altri motivi. Primo: oggi la domanda è in generale latitante poiché le aspettative sono di un generale ribasso dei prezzi dei possibili acquisti a distanza di un anno. Ancora una volta, i mercati sono anche psicologia: se le aspettative di determinati beni sono che tra un anno costeranno di più, probabilmente mi precipiterò a comprarlo adesso. Secondo: potrebbe essere l'occasione per far tornare un poco di meritocrazia. Tutti sappiamo che i salari nominali non possono essere socialmente rivisti al ribasso. Se avessimo un'inflazione al 10% potremmo adeguare i salari dei meritevoli lasciando inalterati i salari di coloro che, soprattutto nell'apparato pubblico, nella realtà non sono produttivi".
E lei cosa pensa del governo Monti?
"Io penso bene poiché la strada intrapresa è sicuramente positiva sopratutto in termini di recupero di credibilità . Purtroppo però le misure prese avranno effetti nel lungo periodo e il mercato invece ha aspettative di risultati immediati".
Ma la riduzione degli spread è stato un risultato immediato.
"La riduzione degli spread non è dovuta all'opera intrapresa da Monti, ma come abbiamo precedentemente detto è dovuto agli acquisti che le banche italiane fanno di titoli del debito pubblico italiano. Ciò fa salire i prezzi e di conseguenza fa scendere lo spread".
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