Gli investimenti immobiliari fuori dai confini nazionali offrono delle opportunità di realizzo assolutamente vantaggiose e rappresentano una scelta di sicuro successo nell’ottica di diversificazione dei propri investimenti. Investire appartamenti immobili estero Russia, Estonia, Lituania, Mar Rosso, USA, Sharm El Sheikh, Vilnius, Tallinn,Miami, New York.
venerdì 13 aprile 2012
Sharm El Sheikh: partnership L&T e Domina Coral Bay
10/04/2012 -
La Luxury&tourism e Transtel Management, società che rappresenta il villaggio Domina Coral Bay di Sharm El Sheikh, hanno siglato un accordo di collaborazione che consente di guidare la clientela nelle operazioni d’investimento immobiliare nella Sheikh Coast.
L’accordo tra le due società consente al cliente che voglia acquistare casa a Sharm di rivolgersi ad L&T ed avere le prime informazioni relative al prodotto immobiliare Coral bay e, nel caso di approfondimento e della necessità di voler visitare la struttura di poter fissare direttamente un appuntamento con l’ufficio vendite di Sharm all’interno del resort.
venerdì 30 marzo 2012
Esenzione dalle imposte sugli immobili a Panama
Beneficiati più di 1000 proprietari di immobili a Panama con l’esenzione dalle imposte sugli immobili ristrutturati
Come parte di un piano pilota, il Registro Pubblico di Panama e il Ministero dell’ Economia e Finanza hanno firmato un accordo con la finalità di automatizzare l’esenzione dalle imposte sugli immobili per i miglioramenti previsti sulle proprietà orizzontali (PH), misura che fino ad ora ha beneficiato a più di mille proprietari di immobili a Panama.Con la firma di questo accordo e il lavoro del Registro Pubblico di Panama, già sono stati inseriti nel sistema 1246 esenzioni di PH, e di questa quantità si sono applicate in modo soddisfacente un totale di 1077 esenzioni fiscali. Senza dubbio l’applicazione di questo programma segna un modello per l’ammodernamento e la razionalizzazione dei processi del regime di proprietà orizzontale degli immobili a Panama.Grazie a questa misura, lo Stato esenta dalla imposta sugli immobili il valore delle ristrutturazioni, entro un termine non superiore alle 48 ore. Dopo aver iscritto la proprietà nel Registro Pubblico di Panama, si procede a fatturare l’imposta corretta dell’immobile che ricade sul valore del terreno, mentre dura il periodo di esenzione sulle ristrutturazioni.Attualmente, i proprietari di questi immobili devono recarsi personalmente presso la Direzione Generale delle imposte (DGI) per richiedere l’esenzione dalle imposte sugli immobili, dal momento che il sistema informatico del DGI , applica l’imposta indistintamente sia sul terreno che sulle costruzioni.L’esenzione automatica elimina questo procedimento al contribuente, cosi come le lunghe file agli sportelli. Secondo la legge 49 del settembre del 209, le costruzioni (non il terreno) con un valore fino a 80.000 USD, sono esenti dal pagamento delle imposte sugli immobili per un periodo di 20 anni, mentre le costruzioni con valore inferiore a 30 mila USD sono esenti tasse a vita. A partire dalle concessioni edilizie rilasciate dopo il 1 di luglio del 2009, salvo quanto previsto dalla legge 49 del 209, le esenzioni si applicano in modo decrescente secondo il valore delle costruzioni per 15, 10 e 5 anni. Tweet Condividi
Come parte di un piano pilota, il Registro Pubblico di Panama e il Ministero dell’ Economia e Finanza hanno firmato un accordo con la finalità di automatizzare l’esenzione dalle imposte sugli immobili per i miglioramenti previsti sulle proprietà orizzontali (PH), misura che fino ad ora ha beneficiato a più di mille proprietari di immobili a Panama.Con la firma di questo accordo e il lavoro del Registro Pubblico di Panama, già sono stati inseriti nel sistema 1246 esenzioni di PH, e di questa quantità si sono applicate in modo soddisfacente un totale di 1077 esenzioni fiscali. Senza dubbio l’applicazione di questo programma segna un modello per l’ammodernamento e la razionalizzazione dei processi del regime di proprietà orizzontale degli immobili a Panama.Grazie a questa misura, lo Stato esenta dalla imposta sugli immobili il valore delle ristrutturazioni, entro un termine non superiore alle 48 ore. Dopo aver iscritto la proprietà nel Registro Pubblico di Panama, si procede a fatturare l’imposta corretta dell’immobile che ricade sul valore del terreno, mentre dura il periodo di esenzione sulle ristrutturazioni.Attualmente, i proprietari di questi immobili devono recarsi personalmente presso la Direzione Generale delle imposte (DGI) per richiedere l’esenzione dalle imposte sugli immobili, dal momento che il sistema informatico del DGI , applica l’imposta indistintamente sia sul terreno che sulle costruzioni.L’esenzione automatica elimina questo procedimento al contribuente, cosi come le lunghe file agli sportelli. Secondo la legge 49 del settembre del 209, le costruzioni (non il terreno) con un valore fino a 80.000 USD, sono esenti dal pagamento delle imposte sugli immobili per un periodo di 20 anni, mentre le costruzioni con valore inferiore a 30 mila USD sono esenti tasse a vita. A partire dalle concessioni edilizie rilasciate dopo il 1 di luglio del 2009, salvo quanto previsto dalla legge 49 del 209, le esenzioni si applicano in modo decrescente secondo il valore delle costruzioni per 15, 10 e 5 anni. Tweet Condividi
lunedì 19 marzo 2012
Ernesto Preatoni critico sul governo Monti: "Senza l'immissione di ulteriore liquidità l'uscita dalla crisi sarà ancora molto lunga..."
Ernesto Preatoni, vogliamo fare un punto sulla situazione dei debiti pubblici nella U.E. e sulle prospettive economiche?
"Monti ha sostenuto nei giorni scorsi che il punto di massima crisi è stato superato e che di conseguenza ci attendono tempi migliori. Io invece ho l'impressione che senza l'immissione di ulteriore liquidità l'uscita dalla crisi sarà ancora molto lunga. Monti esagera i suoi meriti e in ciò è coadiuvato da alcuni governanti europei. A me sembra che questo atteggiamento sia dovuto più a disperazione che a fatti reali. Analizziamo per esempio la discesa degli spread dall'insediamento di Monti ad oggi: il 16 di novembre lo spread era a 519, oggi è circa a 290 con un ridimensionamento dello spread stesso di circa 230 punti. Bravo Monti verrebbe da dire; se però analizziamo l'andamento a dieci anni dei Bonos spagnoli scopriamo che nello stesso periodo essi sono scesi da 455 a 314 con un ridimensionamento di 141 punti. Viene da pensare che buona parte di questa ripresa sia più dovuta all'immissione di liquidità della B.C.E. che non all' effetto Monti. Infatti le banche spagnole hanno aderito alle offerte della B.C.E. (immissione di liquidità all' 1%) in misura simile alle banche italiane. E la Spagna nel frattempo non ha fatto alcuna manovra fiscale come è stato fatto in Italia.
Ma allora lei è negativo sull'operato di Monti?
"Il governo Monti ha un'immagine internazionale superiore ai governi precedenti e ciò contribuisce a darci credibilità ma io ritengo anche che ci sia da parte degli altri governanti europei (e forse anche americani) la necessità estrema di credere in qualche notizia positiva. Sul piano concreto il governo Monti ha inasprito i provvedimenti fiscali mentre sul piano delle tanto conclamate privatizzazioni e della riforma del lavoro si è visto molto poco. Diverso sarebbe stato se avesse posto mano agli sprechi della pubblica amministrazione; ma questo processo, se mai inizierà richiederà un tempo lunghissimo poichè il problema dell' Italia ancora prima che politico ed economico, è sociale. Se vogliamo la dimostrazione, da appassionato di numeri, ho trovato le seguenti statistiche: il PIL reale Italiano è aumentato dal 1951 al 1973 del 5,6% l' anno, dal 1973 al 1980 del 3,5% l' anno, dal 1980 al 1990 del 2,2% l' anno, dal 1990 al 2000 dell' 1,6% l' anno, dal 2000 al 2007 dello 0,8% l' anno, dal 2007 al 2011 è diminuito dell' 1,1% l' anno! Alla faccia di quelli che continuano a pensare di investire in Italia. Questa tendenza dimostra chiaramente che il problema dell' Italia è un problema sociale e che non sarà certo Monti ad invertirlo".
Ma allora in questa situazione cosa rimarrebbe da fare?
"Non credo sia possibile invertire questa tendenza. Per farlo bisognerebbe poter richiamare investimenti che produrrebbero occupazione e ricchezza ma se guardiamo gli investimenti in italia dal 1951 al 1973 sono aumentati del 6,5% l'anno e dal quel momento, via via sono diminuiti fino all' ultimo quadriennio dove si sono persi investimenti pari al 3,3% l'anno. L'unico modo per attenuare (attenzione, non risolvere ma solamente attenuare) è quello di immettere ulteriore liquidità dimenticandosi per il momento gli effetti inflattivi".
Un'ultima domanda Preatoni, che cosa pensa di questo "fiscal compact"?
"E' un' altra di quelle dichiarazioni d'intenti che non hanno portato conseguenze concrete. Basti pensare che il fiscal compact si rifà a un parametro alquanto complesso e cioè al debito e al deficit strutturale. Ciò nella mente dei burocrati che hanno elaborato questo concetto dovrebbe essere il debito (o il deficit) che tiene conto delle condizioni economiche attuali. A me sembra una ulteriore invenzione artificiosa che porterà solo a differenti interpretazioni e a probabili lunghissime contestazioni. Per chi volesse avere un' idea di come vengono scritte le regole nella U.E. invito a leggere il contenuto di questo link. Facciamo una scommessa, caro Direttore, che gli stati europei nel prossimo futuro litigheranno sull' interpretazione di questo debito/deficit strutturale e che alla fine gli stati più rigidi, pur di tenere in piedi la U.E. accetteranno qualsiasi interpretazione lassista?".
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giovedì 15 marzo 2012
Capitali della crisi inizia il dopo bolla
Le capitali della crisi sono le città europee oppresse da una pesante situazione economica e dalla crisi immobiliare. In primis Atene, seguita a ruota da Lisbona, Dublino, Budapest e, infine, ma in condizioni lievemente migliori, Madrid.
In molte di queste capitali la crisi seguita allo scoppio della bolla speculativa nel mattone ha comportato cambiamenti strutturali nel mercato residenziale. A fianco di Nazioni che viaggiano in ripresa, come la Germania e i Paesi nordici, o che si trovano in fase di stabilità come la Francia, ci sono aree di decisa difficoltà con prezzi in pesante discesa. Ma quali sono le prospettive per il 2012 di Irlanda, Spagna, Grecia, Portogallo e Ungheria?
Il residenziale è stato il settore più duramente colpito dalla crisi economica in Spagna: si stima in oltre un milione il numero di abitazioni invendute, un dato che qualche mese fa spinse il Governo a un road show europeo in cerca di acquirenti. Ci vorranno parecchi anni prima che l'offerta in eccesso venga assorbita, anche se per il 2012 si prevede un lieve aumento delle transazioni.
In questo scenario depresso si prospettano opportunità di investimento: «Madrid e anche Barcellona vengono valutate per investimenti di lungo periodo ‐ spiega Paola Gianasso, responsabile dei mercati esteri per Scenari Immobiliari ‐. A causa del crollo delle contrattazioni i prezzi hanno perso in alcune zone anche il 50% del loro valore, mentre il segmento di pregio nelle top location ha ceduto solo il 10-15%. Per questo le zone di lusso della capitale hanno risentito molto meno della crisi, che peraltro ha pesato soprattutto sul mercato turistico spagnolo, solo oggi avviato verso la stabilità. Se le principali località della costa spagnola concentrano la larga maggioranza degli scambi, il 2011 consolida la crescita del turismo residenziale rurale, in linea con le tendenze di altri Paesi europei».
La situazione di Lisbona è più grave perché peggiore è la crisi economica: lo stock di invenduto invece è più limitato. Lisbona però risente della mancanza degli investitori internazionali perché il Portogallo è visto come un Paese marginale nell'area europea.
E in Irlanda? «A Dublino e nel resto del Paese il crollo più forte dei prezzi immobiliari è avvenuto un paio di anni fa, con cali anche del 50-60% nelle quotazioni. La città subisce la concorrenza pesante di Londra, piazza più interessante sia in un'ottica speculativa che di lungo termine» spiega Gianasso.
L'Ungheria è stretta in una morsa tra crisi economica e situazione politica difficile come tutte le capitali dell'Est meno sviluppate, rispetto per esempio alla Repubblica Ceca. Si tratta di mercati non maturi, ad alto rischio. A Budapest in generale si è verificata una perdita del 30% per chi ha comperato negli anni del boom.
E Atene? In città i prezzi segnano crolli anche del 60%. Una situazione completamente diversa si registra nelle isole: qui comprano gli stranieri, con occasioni anche interessanti. Per fare un esempio, a Mykonos oggi si compra a partire da 900 euro al mq per arrivare a 3.500 per le soluzioni di livello elevato, mentre a Skopelos, nelle Sporadi, si parte da 500 euro al metro.
Fonte: Casa24 plus
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In molte di queste capitali la crisi seguita allo scoppio della bolla speculativa nel mattone ha comportato cambiamenti strutturali nel mercato residenziale. A fianco di Nazioni che viaggiano in ripresa, come la Germania e i Paesi nordici, o che si trovano in fase di stabilità come la Francia, ci sono aree di decisa difficoltà con prezzi in pesante discesa. Ma quali sono le prospettive per il 2012 di Irlanda, Spagna, Grecia, Portogallo e Ungheria?
Il residenziale è stato il settore più duramente colpito dalla crisi economica in Spagna: si stima in oltre un milione il numero di abitazioni invendute, un dato che qualche mese fa spinse il Governo a un road show europeo in cerca di acquirenti. Ci vorranno parecchi anni prima che l'offerta in eccesso venga assorbita, anche se per il 2012 si prevede un lieve aumento delle transazioni.
In questo scenario depresso si prospettano opportunità di investimento: «Madrid e anche Barcellona vengono valutate per investimenti di lungo periodo ‐ spiega Paola Gianasso, responsabile dei mercati esteri per Scenari Immobiliari ‐. A causa del crollo delle contrattazioni i prezzi hanno perso in alcune zone anche il 50% del loro valore, mentre il segmento di pregio nelle top location ha ceduto solo il 10-15%. Per questo le zone di lusso della capitale hanno risentito molto meno della crisi, che peraltro ha pesato soprattutto sul mercato turistico spagnolo, solo oggi avviato verso la stabilità. Se le principali località della costa spagnola concentrano la larga maggioranza degli scambi, il 2011 consolida la crescita del turismo residenziale rurale, in linea con le tendenze di altri Paesi europei».
La situazione di Lisbona è più grave perché peggiore è la crisi economica: lo stock di invenduto invece è più limitato. Lisbona però risente della mancanza degli investitori internazionali perché il Portogallo è visto come un Paese marginale nell'area europea.
E in Irlanda? «A Dublino e nel resto del Paese il crollo più forte dei prezzi immobiliari è avvenuto un paio di anni fa, con cali anche del 50-60% nelle quotazioni. La città subisce la concorrenza pesante di Londra, piazza più interessante sia in un'ottica speculativa che di lungo termine» spiega Gianasso.
L'Ungheria è stretta in una morsa tra crisi economica e situazione politica difficile come tutte le capitali dell'Est meno sviluppate, rispetto per esempio alla Repubblica Ceca. Si tratta di mercati non maturi, ad alto rischio. A Budapest in generale si è verificata una perdita del 30% per chi ha comperato negli anni del boom.
E Atene? In città i prezzi segnano crolli anche del 60%. Una situazione completamente diversa si registra nelle isole: qui comprano gli stranieri, con occasioni anche interessanti. Per fare un esempio, a Mykonos oggi si compra a partire da 900 euro al mq per arrivare a 3.500 per le soluzioni di livello elevato, mentre a Skopelos, nelle Sporadi, si parte da 500 euro al metro.
Fonte: Casa24 plus
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martedì 13 marzo 2012
Aste immobiliari: principianti e professionisti
Se vuoi avere successo negli investimenti immobiliari, devi puntare ad un buon acquisto piuttosto che a una buona vendita. Pagare un immobile meno del prezzo del mercato è il tuo primo obbiettivo.
Per questo le aste immobiliari sono una delle leve degli immobiliaristi di successo. Nelle aste trovare immobili che partono con un prezzo base che è metà di quello di mercato è una possibilità non particolarmente rara.
Il range dei prezzi base delle aste immobiliari è infatti abbastanza ampio e può andare da prezzi vicini a quelli di mercato sino appunto al 50% in meno e magari a volte ancora più giù.
Ma se adesso stai pensando che la cosa più ovvia da farsi è allora quella di puntare sulle aste con prezzi base al 50%, hai fatto i conti senza l'oste.
E sai perché? Perché tutti quelli che si avvicinano alle aste immobiliari fanno il tuo stesso ragionamento. Tutti i principianti delle aste immobiliari si buttano sulle aste con i prezzi più bassi cercando il grande affare. E le inflazionano.
In parole diverse più un immobile ha un prezzo base basso, più saranno coloro i quali all'asta se lo disputeranno facendo offerte sempre più alte. Ed è così che gli immobili con il prezzo di partenza più basso vengono spesso venduti al prezzo più alto. Un prezzo anche pari a quello di mercato e talvolta addirittura di più.
Per questo generalmente chi con le aste immobiliari ci guadagna davvero preferisce puntare su immobili che hanno un prezzo base del 25%-30% di quello di mercato. Queste aste infatti non sono così interessanti agli occhi dei principianti. Ed è per questo che sono meno frequentate.
Ad aste del genere talvolta potrà capitarti di trovare davvero poca gente. E così la tua probabilità di assicurarti l'immobile sarà ben più alta di quella di un'asta che poteva apparirti un affare, ma che invece non lo era.
Se stai pensando di interessarti alle aste immobiliari, farai quindi una buona cosa se eviterai di diventare uno dei tanti che affollano le aste con i prezzi più bassi. Può andarci, certo, ma solo per studiare i comportamenti dei principianti e imparare a riconoscerli.
Saprai così riconoscerli alle aste dove invece dovrai disputarti un'immobile al 25% in meno del prezzo di mercato e distinguerli dai professionisti, i tuoi veri avversari.
Fonte: investimentimmobiliari.biz
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Per questo le aste immobiliari sono una delle leve degli immobiliaristi di successo. Nelle aste trovare immobili che partono con un prezzo base che è metà di quello di mercato è una possibilità non particolarmente rara.
Il range dei prezzi base delle aste immobiliari è infatti abbastanza ampio e può andare da prezzi vicini a quelli di mercato sino appunto al 50% in meno e magari a volte ancora più giù.
Ma se adesso stai pensando che la cosa più ovvia da farsi è allora quella di puntare sulle aste con prezzi base al 50%, hai fatto i conti senza l'oste.
E sai perché? Perché tutti quelli che si avvicinano alle aste immobiliari fanno il tuo stesso ragionamento. Tutti i principianti delle aste immobiliari si buttano sulle aste con i prezzi più bassi cercando il grande affare. E le inflazionano.
In parole diverse più un immobile ha un prezzo base basso, più saranno coloro i quali all'asta se lo disputeranno facendo offerte sempre più alte. Ed è così che gli immobili con il prezzo di partenza più basso vengono spesso venduti al prezzo più alto. Un prezzo anche pari a quello di mercato e talvolta addirittura di più.
Per questo generalmente chi con le aste immobiliari ci guadagna davvero preferisce puntare su immobili che hanno un prezzo base del 25%-30% di quello di mercato. Queste aste infatti non sono così interessanti agli occhi dei principianti. Ed è per questo che sono meno frequentate.
Ad aste del genere talvolta potrà capitarti di trovare davvero poca gente. E così la tua probabilità di assicurarti l'immobile sarà ben più alta di quella di un'asta che poteva apparirti un affare, ma che invece non lo era.
Se stai pensando di interessarti alle aste immobiliari, farai quindi una buona cosa se eviterai di diventare uno dei tanti che affollano le aste con i prezzi più bassi. Può andarci, certo, ma solo per studiare i comportamenti dei principianti e imparare a riconoscerli.
Saprai così riconoscerli alle aste dove invece dovrai disputarti un'immobile al 25% in meno del prezzo di mercato e distinguerli dai professionisti, i tuoi veri avversari.
Fonte: investimentimmobiliari.biz
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lunedì 12 marzo 2012
Londra, gli italiani superano i russi nell’acquisto di case di lusso
Secondo la rete di agenzie immobiliari Knight Frank, nei mesi di gennaio e febbraio 2012, il 7,3 per cento delle transazioni sono state effettuate da nostri connazionali, contro il 7,2 dei russi. E 2011 lo scambio d'affari ha riguardato 450 milioni di sterline pari a 540 milioni di euro. I quartieri preferiti? I migliori e i più cari: Chelsea, Maida Vale, Saint John’s Wood e Kensington
«I ricchi italiani vogliono investire fuori dall’Eurozona, che, come sappiamo, non se la passa bene», spiega Liam Bailey, responsabile del centro studi sul residenziale di Knight Frank. «Lo stesso grande interesse per gli immobili londinesi lo vediamo da Paesi come la Grecia e la Spagna. Da Atene arriva, per esempio, un 3 per cento delle transazioni, e questo fa della penisola ellenica la quinta area in ordine di importanza per quanto riguarda la provenienza dei compratori». Ma perché proprio Londra? «La capitale è un posto “logico” per investire. È un enorme mercato molto liquido e dove i prezzi delle case salgono di continuo, c’è la City e l’alta finanza, lo stile di vita è interessante. Insomma, a Londra si è sempre al centro del mondo».
Nel 2011, gli italiani hanno comprato da Knight Frank case e ville per un totale di 450 milioni di sterline, al cambio attuale quasi 540 milioni di euro. Il prezzo medio di una casa acquistata dagli abitanti dello Stivale è di 2 milioni di sterline. «Ma abbiamo venduto anche proprietà da 10 milioni di sterline – riprende Frank – e ancora nella nostra memoria è quella villa nel quartiere di South Kensington da 7,4 milioni venduta a un italiano». Chelsea, Maida Vale, Saint John’s Wood e Kensington, appunto, i quartieri preferiti, dove gli italiani trovano ottime scuole, ottimi servizi e tanto, tanto lusso. Ma a Roma e a Milano stanno riscoprendo pure quartieri periferici e meno di pregio come Clapham e Fulham.
Gli inglesi, chiaramente, rappresentano ancora la maggioranza, con un 40,1 per cento delle transazioni. Secondi gli italiani con il 7,3 e terzi i russi con il 7,2 per cento, appunto. Poi vengono i francesi, con il 5,2 per cento e gli indiani con il 4,4 per cento. Al quinto posto i greci, con un 3 per cento. «Gli italiani sono sempre stati fra i “top buyer” – aggiunge Bailey – e da anni sono fra le prime cinque posizioni. Ma non possiamo nascondere che questo sorpasso dei russi, ora, ci ha proprio stupito». Poi, una cosa Bailey suggerisce. Non ci sono solo le case, ma c’è tutto un mondo legato all’Italia che gira attorno. Così i nostri connazionali con i portafogli pieni si incontrano al ristorante San Lorenzo di Kensington o al bar Frankie’s fondato dal famoso fantino Frankie Dettori. Ancora, fanno frequentare ai figli le migliori scuole private e i migliori college e, di sera, vanno nei club esclusivi della capitale, fino a ieri riservati agli inglesi, ma che ora si sono aperti anche ai ricchi possidenti stranieri.
Ma chi sono questi facoltosi italiani? Knight Frank non fa nomi, nel rispetto della privacy dei suoi clienti, ma si sa che ci sono tanti uomini e donne della finanza, attratti dalla City, attori, imprenditori, gente dello spettacolo e dello sport e persino intere famiglie che scelgono di vivere definitivamente all’ombra del Big Ben. «Soprattutto dall’Italia del nord – spiega John Kennedy, dell’agenzia Knight Frank di South Kensington – e ci ha impressionato il numero di genitori che comprano case di lusso per i loro figli che studiano a Londra. Poi ci sono i compratori professionali, come le agenzie immobiliari italiane che acquistano per poi rivendere». Secondo gli analisti dell’agenzia, che ha sedi in tutto il mondo, gli italiani, i greci e gli spagnoli sono spinti ad acquistare nel Regno Unito anche dalle recenti misure di austerity messe in atto dai rispettivi governi. E l’interesse è alto, nonostante i prezzi. Le valutazioni sono aumentate, infatti, in tutto il 2011, dell’11,6 per cento e, solo nel mese di febbraio di quest’anno, dell’1 per cento. Dal collasso della Lehman Brothers e dalla crisi economica del 2008/2009, i prezzi delle case di lusso londinesi sono aumentati del 43 per cento.
Fonte: il fatto quotidiano
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giovedì 8 marzo 2012
Investimenti immobiliari: come sapere quanto guadagni
Se stai pensando che gli investimenti immobiliari siano un'ottima possibilità di alti guadagni a rischi contenuti, allora conoscere come si fa davvero a sapere quanto si guadagna da un'operazione immobiliare è una cosa che probabilmente sarà di tuo interesse.
Per questo ti parlerò oggi dei due modi principali di calcolare il guadagno di un investimento immobiliare. E lo farò con un esempio.
Ammettiamo che tu riesca a comperare un immobile pagandolo 200.000 Euro. Dopo sei mesi (periodo abbastanza comune nelle operazioni immobiliari) riesci a venderlo a 270.000 Euro.
Calcoliamo adesso il ritorno dell'investimento (ROI: return on investment) che ti dirà quanto l'operazione è stata per te conveniente. Lo facciamo sottraendo dal ricavo della vendita (270.000 Euro) il tuo investimento nell'operazione (200.000 Euro) e dividendo il risultato per l'investimento stesso e moltiplicando infine il tutto per 100.
Quindi: ROI = ((270.000 - 200.000) / 200.000) * 100) = 35%.
Il tuo ritorno di investimento sulla base di sei mesi è stato del 35%. Il ROI annuale è invece il doppio (70%) perché guadagnare il 35% in sei mesi equivale a guadagnare il 70% in un anno. Un ROI così ti dice che per ogni 100 Euro che hai investito, in un anno ne hai guadagnato 70. In questo esempio, ai fini della semplicità, non vengono prese in considerazione le tasse che in un calcolo reale andrebbero invece conteggiate.
IL ROE
Ma attenzione: il valore fornito dal ROI è certamente un indicatore interessante della riuscita dell'investimento. Ma non è abbastanza. Ed il motivo principale sta in una caratteristica degli investimenti immobiliari, comune anche ad altri tipi di investimento, che però nelle operazioni immobiliari assume un'importanza assoluta.
Ed è proprio questa caratteristica, assieme ad alcune altre, a rendere il mercato immobiliare così interessante dal punto di vista dei ritorni degli investimenti. Ed è sempre questa caratteristica quella sfruttata da coloro che con gli investimenti immobiliari sono diventati ricchi.
Ciò di cui ti sto parlando è la possibilità da parte tua di pagare l'immobile che poi rivenderai, solo in piccola parte con denaro davvero tuo. L'altra parte verrà invece da denaro di altri, ad esempio da un prestito concesso dalle banche.
Vediamo come la cosa funziona in numeri e perchè è così interessante. Modifichiamo l'esempio precedente e ammettiamo che questa volta dei 200.000 Euro iniziali necessari per l'acquisto, solo 20.000 siano messi direttamene da te. Gli altri 180.000 sono messi dalle banche che ti hanno concesso un mutuo: una differenza notevole rispetto al primo caso.
Per questo motivo questa volta assieme al ROI calcoleremo anche il ROE (Return on Equity) che terrà conto di questa essenziale differenza. Al calcolo del ritorno adesso c'é chiaramente da aggiungere il costo del mutuo, ammettiamo 9.000 Euro.
Quindi per il ROI: ROI = ((270.000 - (200.000 + 9000)) / (200.000 + 9000)) * 100 = circa 29,2% su sei mesi -> circa 60% all'anno
Per il ROE invece: ROE = ((270.000 - (200.000 + 9000)) / 20.000) * 100 = circa 305% sempre su sei mesi -> circa 600% all'anno
Come puoi vedere, benché guardando solo il ROI sembrerebbe che il secondo investimento sia sfavorevole rispetto al primo (60% all'anno contro 70%) andando a guardare il denaro davvero da te investito le cose cambiano totalmente. Il ROE ti dice infatti che investendo soltanto 20.000 Euro, sei riuscito di fatto ad avere un ritorno di più del 600% all'anno.
Il ROE tiene quindi conto del fatto che nel secondo investimento tu hai impegnato solo 20.000 Euro, contro i 200.000 del primo. Il secondo investimento ti permette quindi di non impegnare lasciando immobilizzato, e quindi momentaneamente infruttuoso, un grande capitale. Ed è proprio di questo che il ROE tiene conto.
Probabimente adesso ti sarà chiaro del perchè e come chi si è arricchito attraverso gli investimenti immobiliari lo ha fatto molto spesso cercando elevati ritorni e impiegando i soldi di altri.
E ti sarà anche chiaro del perchè, al contrario di quanto all'esterno possa apparire ad un profano, nel mercato immobiliare è possibile operare anche con pochissimi soldi e ottenere ottimi profitti. Chiaramente se sai come farlo.
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mercoledì 7 marzo 2012
Sheikh Coast Diving & Kiting Center
Lo Sheikh Coast Diving Center è sempre stato considerato uno dei più comodi ed esclusivi Diving di Sharm proprio per la sua posizione centrale fra Tiran e Ras Mohammed, ma soprattutto grazie alla sua esclusiva Marina privata che permetta a tutti i nostri ospiti di partire con le barche proprio davanti al diving evitando così interminabili attese al porto principale di Sharm.
Sheikh Coast Diving Center è presente all’interno del Domina Coral Bay Hotel a Sharm el Sheikh dal 1994.
Sempre alla ricerca del massimo rendimento e dell’ alta qualità dei servizi, Sheikh Coast Diving Center investe molto sulle risorse umane cercando di formare interamente il proprio personale, garantendo un addestramento adeguato in un clima professionale e divertente.
Il personale Sheikh Coast si impegna a dare a tutti i propri ospiti cortesia, amicizia, onestà, competenza e professionalità.
La nostra struttura e le nostre barche offrono confort, igiene, pulizia efficace manutenzione e integrità ambientale.
La nostra attrezzatura delle migliori marche e qualità sempre revisionata e in buone condizioni
Marketing e Vendite
Adottiamo un sistema di vendita che assicura le richieste dei nostri ospiti,innovativo e creativo.
Presentiamo i nostri prodotti subacquei e non e le nostre gite in barca con onestà e chiarezza con scrupolosa attenzione per i dettagli e i fatti.
Effettuiamo periodici corsi di aggiornamento per seguendo la tendenza del settore subacqueo e turistico.
Utilizziamo gli indirizzi e-mail per mandare ai clienti Sheikh Coast una newsletter per le offerte speciali in bassa stagione e per le migliori offerte di hotel e tour operator nostri collaboratori.
Sheikh Coast diving center ha un’organizzazione commerciale basata sulla vendita diretta, e un sistema amministrativo e di prenotazione che permette sempre il contatto fra partners e ospiti
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lunedì 5 marzo 2012
Cittadinanza cipriota tramite investimento
Fonte | SFM Offshore
Il governo di Cipro ha recentemente pubblicato i nuovi criteri per la naturalizzazione degli stranieri che investono a Cipro. I ricchi investitori che soddisfano i criteri da poco introdotti possono ottenere la cittadinanza cipriota.
Isola di Cipro |
La naturalizzazione è regolata dalla Legge sui Registri della Popolazione 2002-2011. Tradizionalmente, l’acquisizione della cittadinanza tramite naturalizzazione è condizionata alla durata della residenza mentre si lavora legalmente a Cipro e altri fattori quali: relazioni familiari e l’intenzione di continuare a vivere e lavorare a Cipro dopo la naturalizzazione.
Eccezionalmente e a prescindere dalla durata della precedente residenza a Cipro, persone con un alto capitale netto e investitori possono essere naturalizzati sulla base di altre considerazioni. Il Consiglio dei Ministri ha la facoltà, per motivi relativi al bene pubblico, di approvare la naturalizzazione di una persona che apporta un contributo significativo alla Repubblica. I motivi relativi al bene pubblico sono elencati in una recente decisione del Consiglio dei Ministri.
Un investitore straniero può essere naturalizzato se soddisfa i seguenti criteri:
1. Ha investimenti immediatamente disponibili del valore di almeno €10 milioni che includono proprietà immobiliari, azioni o titoli registrati ed emessi a Cipro.
2. Ha costituito una o più società controllate dall’investitore, aventi un fatturato di almeno €10 milioni all’anno nei tre anni precedenti la domanda di naturalizzazione o almeno 1/3 dei dipendenti di queste società sono ciprioti.
3. L’investitore o le società di sua proprietà o i fondi dei quali l’investitore è il beneficiario hanno risparmi in banche di Cipro per almeno €15 milioni. I risparmi devono essere depositati per un periodo minimo di cinque anni.
4. Sulla base dei suddetti criteri, l’investitore possiede proprietà del valore di almeno €15 milioni.
5. Ha costituito società gestite a Cipro. Le società hanno, nei tre anni precedenti la domanda, contribuito all’economia di Cipro in media per almeno €500.000 all’anno, sotto forma di pagamento di tasse, IVA o di acquisto di servizi professionali.
6. Ha raggiunto l’età di trent’anni, non ha precedenti penali ed ha acquistato una casa a Cipro del valore di almeno €1 milione che utilizza come residenza permanente.
Se queste condizioni vengono soddisfatte, il Consiglio dei Ministri dovrà informare il Parlamento e prendere la decisione finale riguardo alla naturalizzazione del richiedente. Sulla base delle tendenze attuali, si può dedurre che queste domande vengano considerate positivamente dal Consiglio dei Ministri e dal Parlamento.
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venerdì 2 marzo 2012
Investire in immobili all'estero: opportunità di guadagno senza rischi
In una situazione macro-economica come quella attuale il problema che l’investitore deve affrontare è dove trovare un investimento che crei un rendimento positivo e che al tempo stesso sia privo dei rischi di mercato. Negli anni passati per rispondere a questa domanda ci si poteva affidare all’investimento obbligazionario con titoli di stato, quando i tassi riuscivano a superare l’inflazione attesa e quella percepita, oppure si andava alla ricerca di titoli pur sempre obbligazionari ma con un rischio emittente un po’ più elevato unito a rendimenti superiori rispetto a quello dei titoli dei Paesi sovrani.
Oggi per ricercare un’attività priva di rischio e comunque profittevole ci si deve affidare ad altri tipi di investimento. Lo scenario mondiale è profondamente mutato e scosso dagli ultimi eventi che hanno sconvolto la percezione del rischio e le attese di rendimento di ogni singolo risparmiatore. Il mercato obbligazionario dei titoli di Stato pur mantenendo un certo grado di sicurezza non rende come si vorrebbe, anzi siamo arrivati al paradosso che non solo non riesce a coprire l’inflazione ma Bot a 3 e 6 mesi non riescono nemmeno a coprire le spese della loro emissione. Se ci si spinge più a lungo termine il rendimento atteso è veramente basso ed oltretutto con l’aumento dei tassi di interesse che si prospetta, il valore del titolo in portafoglio cala drasticamente.
Anche gli stessi Paesi sovrani non sono più affidabili come un tempo e il rischio di investire sul loro debito è fortemente aumentato. Senza andare a scomodare gli investitori colpiti dai Bond Argentini, basta ricordare cosa è successo molto recentemente in Europa con il caso della Grecia sull’orlo del tracollo che doveva tirarsi dietro anche altri Paesi Europei. Chi aveva investito nei loro Bond ha rischiato di vedere il proprio patrimonio andare in fumo.
Lo stesso dicasi per le obbligazioni cosiddette “corporate” di grandi aziende e di grandi banche. Per spuntare un rendimento superiore rispetto ai titoli di Stato, si investe sul debito delle imprese ma con il rischio maggiore che l’impresa, più dello Stato, è soggetta a fallimento e qui citare il caso Lehman Brother’s è sin troppo scontato. Una grande Banca d’Affari americana, la quarta per patrimonialità e flottante che fallisce mandando sul lastrico milioni di risparmiatori in tutto il mondo anche a discapito di un Rating fino al giorno prima assolutamente affidabile.
Il mondo cambia e si evolve, è giunto il momento di cambiare anche le strategia di investimento per poter cogliere tutte le opportunità nel mondo rispondendo all’esigenza di come investire i risparmi senza rischi. A tale domanda si risponde con gli investimenti immobiliari all’estero che grazie alla nostra società hanno le caratteristiche di rendimento certo e crescita di valore nel tempo uniti alla sicurezza ed alla garanzia di un capitale protetto dagli andamenti del mercato. Il vostro investimento immobiliare potrà solamente crescere offrendovi una plusvalenza superiore a qualsiasi tasso del mercato mobiliare ma con la garanzia di un investimento che non perde valore grazie alle scelte che la nostra società analizza e sviluppa per vostro conto approfittando dei prezzi bassissimi del mercato immobiliare e della valorizzazione certa di immobili di pregio in località esclusive e ad alta potenzialità di sviluppo.
Fonte: Investire in immobili all'estero
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Oggi per ricercare un’attività priva di rischio e comunque profittevole ci si deve affidare ad altri tipi di investimento. Lo scenario mondiale è profondamente mutato e scosso dagli ultimi eventi che hanno sconvolto la percezione del rischio e le attese di rendimento di ogni singolo risparmiatore. Il mercato obbligazionario dei titoli di Stato pur mantenendo un certo grado di sicurezza non rende come si vorrebbe, anzi siamo arrivati al paradosso che non solo non riesce a coprire l’inflazione ma Bot a 3 e 6 mesi non riescono nemmeno a coprire le spese della loro emissione. Se ci si spinge più a lungo termine il rendimento atteso è veramente basso ed oltretutto con l’aumento dei tassi di interesse che si prospetta, il valore del titolo in portafoglio cala drasticamente.
Anche gli stessi Paesi sovrani non sono più affidabili come un tempo e il rischio di investire sul loro debito è fortemente aumentato. Senza andare a scomodare gli investitori colpiti dai Bond Argentini, basta ricordare cosa è successo molto recentemente in Europa con il caso della Grecia sull’orlo del tracollo che doveva tirarsi dietro anche altri Paesi Europei. Chi aveva investito nei loro Bond ha rischiato di vedere il proprio patrimonio andare in fumo.
Lo stesso dicasi per le obbligazioni cosiddette “corporate” di grandi aziende e di grandi banche. Per spuntare un rendimento superiore rispetto ai titoli di Stato, si investe sul debito delle imprese ma con il rischio maggiore che l’impresa, più dello Stato, è soggetta a fallimento e qui citare il caso Lehman Brother’s è sin troppo scontato. Una grande Banca d’Affari americana, la quarta per patrimonialità e flottante che fallisce mandando sul lastrico milioni di risparmiatori in tutto il mondo anche a discapito di un Rating fino al giorno prima assolutamente affidabile.
Il mondo cambia e si evolve, è giunto il momento di cambiare anche le strategia di investimento per poter cogliere tutte le opportunità nel mondo rispondendo all’esigenza di come investire i risparmi senza rischi. A tale domanda si risponde con gli investimenti immobiliari all’estero che grazie alla nostra società hanno le caratteristiche di rendimento certo e crescita di valore nel tempo uniti alla sicurezza ed alla garanzia di un capitale protetto dagli andamenti del mercato. Il vostro investimento immobiliare potrà solamente crescere offrendovi una plusvalenza superiore a qualsiasi tasso del mercato mobiliare ma con la garanzia di un investimento che non perde valore grazie alle scelte che la nostra società analizza e sviluppa per vostro conto approfittando dei prezzi bassissimi del mercato immobiliare e della valorizzazione certa di immobili di pregio in località esclusive e ad alta potenzialità di sviluppo.
Fonte: Investire in immobili all'estero
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giovedì 1 marzo 2012
Le Seychelles rafforzano la propria posizione di leader in materia di prestazioni offshore
Fonte | SFM Offshore
Al fine di rimanere sulla lista bianca dell’OCSE e non essere considerato un paradiso fiscale, il governo delle Seychelles ha modificato la legge riguardante le società offshore (International Business Companies Act, 1994). Le modifiche sono entrate in vigore in data 22 dicembre 2011 e non comporteranno alcun pericolo per la riservatezza delle società fondate nel Paese, bensì l’opposto.
In sintesi, la modifica (sezione 65) esige che le società trasmettano copie di ogni documento concernente la compatibilità all’agente registrato della società, oppure che provvedano ad informare l’agente registrato circa il luogo di conservazione della suddetta documentazione.
Di per sé non si tratta di un’esigenza legale che prevede il mantenimento della contabilità, bensì indica semplicemente che l’agente registrato dev’essere a conoscenza dell’indirizzo fisico presso il quale saranno custoditi i documenti (ossia ricevute, fatture ecc.) che permettano di stabilire la contabilità (se necessario). I documenti possono essere conservati in qualsiasi luogo che venga ritenuto adeguato da parte dei direttori, oppure presso gli uffici dell’agente registrato.
Inoltre, la nuova legge prevede che tale documentazione debba essere conservata per sette (7) anni, a partire dalla data delle transazioni alle quali fa riferimento.
Siamo convinti che la presente modifica rafforzerà la struttura legale delle società fondate nelle Seychelles, poiché le banche e gli altri partner commerciali saranno maggiormente interessati a lavorare con società incorporate in giurisdizioni non ritenute paradisi fiscali e che figurino sulla lista bianca dell’OCSE.
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Al fine di rimanere sulla lista bianca dell’OCSE e non essere considerato un paradiso fiscale, il governo delle Seychelles ha modificato la legge riguardante le società offshore (International Business Companies Act, 1994). Le modifiche sono entrate in vigore in data 22 dicembre 2011 e non comporteranno alcun pericolo per la riservatezza delle società fondate nel Paese, bensì l’opposto.
In sintesi, la modifica (sezione 65) esige che le società trasmettano copie di ogni documento concernente la compatibilità all’agente registrato della società, oppure che provvedano ad informare l’agente registrato circa il luogo di conservazione della suddetta documentazione.
Di per sé non si tratta di un’esigenza legale che prevede il mantenimento della contabilità, bensì indica semplicemente che l’agente registrato dev’essere a conoscenza dell’indirizzo fisico presso il quale saranno custoditi i documenti (ossia ricevute, fatture ecc.) che permettano di stabilire la contabilità (se necessario). I documenti possono essere conservati in qualsiasi luogo che venga ritenuto adeguato da parte dei direttori, oppure presso gli uffici dell’agente registrato.
Inoltre, la nuova legge prevede che tale documentazione debba essere conservata per sette (7) anni, a partire dalla data delle transazioni alle quali fa riferimento.
Siamo convinti che la presente modifica rafforzerà la struttura legale delle società fondate nelle Seychelles, poiché le banche e gli altri partner commerciali saranno maggiormente interessati a lavorare con società incorporate in giurisdizioni non ritenute paradisi fiscali e che figurino sulla lista bianca dell’OCSE.
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mercoledì 29 febbraio 2012
Crisi/ Preatoni ad Affari: la Bce e Monti frenano la ripresa. Si pensa solo a salvare le banche...
Ernesto Preatoni |
"Governi e Bce devono ispirarsi alla MMT (Modern Money Theory): è inutile continuare a fare manovre lacrime e sangue che bloccano la ripresa, bisogna stampare moneta. L'imprenditore Ernesto Preatoni sceglie ancora Affaritaliani.it per ribadire la sua ricetta contro la crisi dell'Eurodebito. E avverte: "Ho una tragica impressione: che si voglia a tutti i costi difendere il sistema bancario e i suoi azionisti..."
L'INTERVISTA
Preatoni, che cosa pensa di questa nuova teoria economica, la "Modern Money Theory" e che cosa dice questa teoria?
"La MMT (Modern Money Theory) sostiene che gli stati che hanno accesso illimitato alla creazione di moneta dovrebbero immetterne in quantità illimitata senza che ciò provochi inflazione".
E lei che posizione ha rispetto a questa teoria?
"La teoria è sicuramente interessante ma come tutte le teorie spinte all'estremo si rivelerebbe fallace. Ciononostante in un momento di questo genere la ritengo estremamente utile. Jamie Galbraight (ritenuto il padre di questa teoria) avrebbe comunque in questo momento assolutamente ragione.
Come io ho avuto modo di farle notare infatti in una precedente intervista la Federal Reserve, la Bank of England, la Banca Nazionale Svizzera e la Banca Centrale Giapponese hanno 'stampato' massicciamente moneta senza che questo abbia provocato inflazione.
Ritengo però che nel lungo periodo inevitabilmente creerebbe inflazione. Ciononostante la direzione che i governi e le banche centrali dovrebbero prendere è senz'altro questa".
Mi sembra però che l'Europa insista in una direzione diametralmente opposta.
"E' stato vero fino al 21 dicembre dello scorso anno, giorno in cui la Banca Centrale Europea ha immesso, seppure in modo discutibile, 489 miliardi di liquidità. Quindi non direi che la BCE abbia una posizione in questo momento diametralmente opposta. Certo la manovra è stata insufficiente e sopratutto tardiva. Comunque lei ha sostanzialmente ragione poichè la tendenza generale in Europa è quella di rimettere a posto i conti imponendo nuove imposte e tagli alle spese. Ormai è chiaro che queste manovre produrranno recessione, minori incassi fiscali e necessità di nuove manovre. Mi lasciano molto perplesso le parole di pochi giorni orsono di Monti quando sostiene che dopo i sacrifici arriverà la ripresa.
In questo senso quindi io ritengo molto utile la modern monetary theory perchè viene a rompere una cultura molto diffusa in Europa e cioè che per rimettere a posto i conti bisogna aumentare le imposte e tagliare i costi.
Questo può essere vero per un'azienda che non ha altri mezzi per far tornare i conti.
Gli stati e le banche centrali hanno invece a disposizione un'arma formidabile: quella di poter stampare moneta e di conseguenza diluire il debito pubblico. Ed è semplicemente ridicolo che si voglia applicare una cultura aziendale agli stati.
Tra le altre cose in questo modo si difende a tutti i costi l'interesse dei creditori dimenticandosi che i creditori, in un mondo capitalista devono assumersi le proprie responsabilità e i propri rischi.
Tanto più che la difesa a tutti i costi degli interessi dei creditori potrebbe provocare tensioni sociali tali da rimettere in discussione la totalità del credito vantato".
Ma lei per quali motivi ritiene che in Europa non sia prevalente la corrente di pensiero keinesiana.
"Io ho una tragica impressione. Si vuole a tutti i costi difendere il sistema bancario e quel che è peggio gli azionisti del sistema bancario. I più grandi detentori di debito pubblico sono infatti le banche e una svalutazione del debito pubblico risulterebbe letale per il sistema bancario, Basti pensare alla manovra del 21 dicembre di immissione dei 489 miliardi da parte della BCE. Anzichè comprare direttamente i titoli di stato come aveva fatto la FED, la BCE ha finanziato le banche all'1% permettendo alle stesse banche di lucrare la differenza tra i rendimenti dei titoli di stato e l'interesse pagato. Ciò costituisce un forte aiuto per salvare un sistema bancario ormai alle corde. In un sistema veramente capitalistico il capitale delle banche avrebbe dovuto essere azzerato e successivamente ricostituito con aumenti di capitale. E se il mercato non avesse sottoscritto gli aumenti di capitale avrebbe dovuto intervenire lo Stato. Questa manovra è stata fatta in Svezia quindici anni fa e lo Stato ci ha pure guadagnato".
Ma allora bisognerebbe accogliere in pieno la teoria di Jamie Galbraight.
"In questo momento certamente; per quanto riguarda l'illimitatamente sarei molto più cauto".
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domenica 26 febbraio 2012
Accordo fiscale tra Svizzera e Italia
Il Consiglio Federale della Svizzera, in risposta alle questioni fatte emergere dal Parlamentare Lorenzo Quadri, ha dichiarato che ci sono gli estremi per considerare un accordo fiscale con l’Italia, sul modello dei trattati firmati precedentemente con Germania e Regno Unito.
In Dicembre dello scorso anno, il Governo Italiano aveva alzato una barriera contro ogni possibilità di accordo con la giurisdizione elvetica, facendo leva sul fatto che un trattato tra le due nazioni non sarebbe stato in linea con gli standard dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). Tuttavia, recentemente il Consiglio Federale ha ricevuto segnali positivi dal governo Monti , che starebbe rivalutando la possibilità di una cooperazione con la Svizzera.
Il governo svizzero, prendendo posizione su altri interventi parlamentari, ha ammesso che gli accordi fiscali siglati con Germania e Regno Unito potrebbero provocare una fuga di capitali verso piazze finanziarie più competitive, quali appunto, la Svizzera. Il governo ha anche confermato le voci riguardanti le richieste ricevute all’inizio dell’anno, provenienti dall’India, per un’assistenza amministrativa in alcune indagini: apparentemente alcuni evasori fiscali indiani avrebbero depositato capitali non regolarizzati presso la sede di Ginevra della banca HSBC.
Gli ultimi anni hanno visto un netto miglioramento dei rapporti internazionali tra la Svizzera ed i vari paesi europei. Impossibilitata a competere con la giurisdizione elvetica, anche l’Italia sta considerando la possibilità di una cooperazione che apporterebbe vantaggi fiscali per investitori e contribuenti, nonché un maggior controllo sui capitali all’estero che potrebbero generare ulteriori entrate nelle casse dello stato.
Posted by Dott. Claudio Fioresta
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venerdì 17 febbraio 2012
Acquirente russo per l'immobile più caro del Regno Unito
Un anonimo, ma certamente facoltoso, acquirente russo si è aggiudicato la proprietà dell'immobile più costoso sul territorio del Regno Unito. La magione tricentenaria nei pressi di Londra è stata venduta per la cifra di 140 milioni di sterline (228 milioni di dollari).
Oltre alla villa, la proprietà, che si sviluppa su un'area di oltre 80 ettari, comprende edifici di servizio, stalle, strutture accessorie leisure. L'acquisto immobiliare dell'innominato magnate russo batte il precedente record del mercato real estate britannico, stabilito nell'aprile 2011 da un acquirente ucraino, disposto a sborsare 136 milioni di sterline per un appartamento su tre piani nel centro di Londra. Lo riporta la BBC.
Gli investitori provenienti dall'area ex-URSS (Russia, Ucraina, Kazakistan), rappresentano un fenomeno sempre più importante sul mercato immobiliare europeo, non solo quello britannico, dove sono attratti dal sistema fiscale più vantaggioso, ma anche quello italiano e francese.
Va osservato come, sebbene facciano naturalmente notizia gli acquisti eccezionali come la presente trattativa, il grosso delle transazioni è concentrato nel segmento medio alto, ove la richiesta è elevata per immobili siti in località ad elevata vocazione turistica.
Fonte: www.russiaaziende.com
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giovedì 16 febbraio 2012
Investimenti Immobiliari Italia: perché NON investire in immobili in Italia
La situazione finanziaria italiana è ormai abbastanza chiara a tutti, e voler mettere i soldi nel mattone nazionale, per renderli sicuri, attualmente costituisce una scelta economicamente sbagliata. Se in particolare l’acquisto di un immobile viene fatto con lo scopo di crearsi una rendita, o far fruttare ad un tasso apprezzabile il proprio investimento, in Italia questa ipotesi, non dovrebbe essere presa assolutamente in considerazione. Con le ipotesi di una possibile patrimoniale, e la reintroduzione dell’Ici (ora IMU), i deterrenti non mancano, senza tralasciare il mezzo fallimento rappresentato dalla cedolare secca.
Se ci si volesse soffermare sulla situazione puramente immobiliare italiana, le compravendite sono al palo, ed i report relativi alle agenzie immobiliari dicono chiaramente che per vendere la propria casa bisogna in media attendere oltre 18 mesi, e sempre a condizione che il venditore decida di abbassare il prezzo. I prezzi delle case intanto continuano a rimanere abbastanza elevati, e comunque superiori alle quotazioni immobiliari stimate dall’Agenzia del Territorio, e soprattutto ben al di sopra del valore degli immobili, che a loro volta risentono del clima generale di un’economia che arranca e a rischio di default.
La situazione reale di contro la conoscono molto bene i proprietari di migliaia di case che non trovano acquirenti. Anche le città d’arte, quelle che hanno tenuto nei primi anni della crisi, stanno facendo la stessa amara esperienza. Da un punto di vista finanziario, l’investimento immobiliare in Italia non conviene per diverse ragioni:
- il sistema di tassazione non agevolato, sia nell’acquisto che nell’affitto: le imposte sono molto alte, in caso di vendita il valore verrebbe tassato in quanto facente parte di un reddito, non trattandosi di prima casa. In Italia la pressione fiscale è più alta che altrove arrivando, in media a toccare il 45% e nei prossimi anni la situazione non potrà che peggiorare a causa delle manovre finanziarie varate per far quadrare i bilanci;
- i prezzi non scendono nonostante le vendite quasi ferme: è rimasta consolidata l’idea che prima o poi la situazione si sbloccherà e il mercato immobiliare tornerà a salire. Ma si dimentica che l’esplosione dei prezzi è stata legata all’introduzione dell’euro, che ha falsato completamente i valori del cambio dalla lira all’euro, e un’altra situazione del genere non si potrà ripetere. Tra l’altro nel caso in cui cadesse l’euro,e si tornasse alla lira, ci sarebbe un aggravamento della situazione, che sarebbe riconducibile ad un’ennesima perdita;
- il turismo in Italia ha retto, ma l’ampia scelta di strutture ricettive a buoni prezzi, rende molto improbabile riuscire a mantenere per lunghi periodi livelli costanti di affitti brevi, per riuscire a garantirsi una rendita o almeno un rendimento interessante. Senza dover dimenticare gli obblighi dovuti alle comunicazioni per legge, e alle difficoltà di gestione di situazioni come queste.
L’investimento immobiliare in Italia rischia di andare incontro ad un mercato che potrà solo che cominciare a scendere per imboccare un domani la strada della ripresa, con la certezza del pagamento di tasse ed imposte da pagare, che non potranno essere recuperate in breve tempo a causa di un tasso di rivalutazione prossimo allo zero, e un investimento davvero poco liquido, senza nessuna certezza di una rendita minima garantita. Tutti elementi che ne rendono evidenti gli aspetti di un cattivo investimento per i propri risparmi.
Fonte: www.investimentiimmobiliariestero.it
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martedì 14 febbraio 2012
I consigli di Warren Buffett: "Non investite nei bond"
Warren Buffet, presidente di Berkshire Hathaway |
"I bond sono tra gli asset più pericolosi", ha scritto Buffett, secondo le prime anticipazioni riportate dalla rivista Fortune. "Nel secolo scorso, questi strumenti hanno distrutto il potere d'acquisto di molti investitori, anche se titolari hanno continuato a ricevere puntualmete il pagamento degli interessi." L’oracolo di Omaha sembra dunque pienamente d’accordo con Laurence D. Fink, amministratore delegato di BlackRock, secondo cui gli investitori dovrebbero avere il 100% del loro portafoglio in azioni perché i prezzi sono ancora convenienti e le prospettive di rendimento dell'equity sono più alte di quelle delle obbligazioni, anche in vista di un mantenimento dei tassi a zero da parte della Fed.
"In presenza di alti tassi di interesse, gli investitori sono protetti dal rischio di inflazione. E’ in pratica quanto è successo nei primi anni Ottanta", ha scritto Buffett. Un discorso che non vale oggi.
Riguardo gli "asset non produttivi", oro in primis, gli investitori non sono interessati nella risorsa in quanto tale, per quello che riesce a produrre, quanto nella speranza che altri in futuro la desidereranno a un valore maggiore. Sebbene il rialzo del prezzo possa portare anche i più scettici ad andare tori, "tutte le bolle che sono state gonfiate a sufficienza alla fine scoppiano".
Se tutto l’oro del mondo fosse fuso in un unico grande cubo, avrebbe un lato di circa 68 piedi e, ai prezzi attuali ($1.750 l’oncia), varrebbe $9,6 trilioni. Con tutti questi soldi "potremo comprare tutte le terre coltivate degli Stati Uniti (400 milioni di acri con una produzione annua di circa $200 miliardi) e in più 16 volte Exxon Mobils (la società al mondo con i profitti più alti, oltre $40 miliardi l’anno)". In aggiunta, rimarrebbero in tasca circa $1 trilione.
La differenza è che tra cent’anni questi due avrebbero prodotto qualcosa di concreto, mentre "le 170.000 tonnellate d’oro saranno rimaste uguali e ancora incapaci di produrre qualcosa".
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lunedì 13 febbraio 2012
Preatoni ad Affari Italiani: La Merkel frena la ripresa. "Ma siamo alla resa dei conti"
Di Angelo Maria Perrino
ECCO L'INTERVISTA
Vogliamo fare il punto sulla situazione dei debiti pubblici in Europa?
"Ho l'impressione che siamo arrivati alla "resa dei conti". Alla fine di febbraio la B.C.E. farà un'altra operazione di iniezione di liquidità attraverso il meccanismo dell'asta a tassi bassissimi. Come lei ricorderà la B.C.E. ne aveva fatta una precedente per 489 miliardi di cui 116 sottoscritti dalle banche italiane".
E lei come giudica questa operazione?
"In modo certamente positivo. Si poteva fare di più ma soprattutto si sarebbe dovuto fare molto prima e, se mi è consentito avrebbe potuto essere congegnata in modo diretto come ha fatto la Fed in America".
Che cosa significa?
"La Fed ha iniettato 2200 miliardi di dollari nel mercato annunciando chiaramente che cosa intendeva fare. Draghi invece, a causa delle resistenze tedesche ha ideato un sistema che consente di iniettare liquidità sui mercati senza provocare reazioni negative da parte dell'opinione pubblica tedesca. Questo sistema permette di fare arrivare liquidità al mercato in modo mediato e non immediato".
E ciò cosa comporta?
"Comporta un allungamento dei tempi. Se lei ricorda le banche europee nei primi giorni successivi all'asta avevano ridepositato una buona parte di questa liquidità presso la B.C.E.. Gli amministratori delle banche temevano di rimanere senza liquidità in vista dei rimborsi di obbligazioni emesse precedentemente. Rassicurati poi dal fatto che la B.C.E. continuerà in questa politica hanno iniziato a comperare titoli del debito pubblico dei loro Stati per lucrare la differenza tra l'1% che loro pagano alla B.C.E. e il 5%, 6%, 7% che era il rendimento. Un ulteriore limite di questo modo di procedere da parte della B.C.E. è dato dal "mancato annuncio". L'effetto di questa manovra è stata una riduzione dei tassi e dello spread. I mercati sono anche psicologia: se la B.C.E. avesse annunciato chiaramente che lo scopo finale era l'iniezione di liquidità lo spread sarebbe sceso più velocemente".
E lei quindi cosa auspica?
"Come lei ben sa io auspico da tempo un'iniezione massiccia di liquidità che, avrebbe l'effetto probabile di ridurre i tassi sul debito italiano drasticamente. Ciò che sento ripetere in continuazione dai cattedratici è che una forte iniezione di liquidità aumenterebbe le aspettative inflazionistiche e quindi i tassi di interesse dovrebbero salire. E' incredibile come persone che si occupano solo di economia non abbiamo rilevato che nonostante le iniezioni di liquidità negli USA i tassi di interesse sono all'1%. Lo stesso dicasi del Giappone, della Svizzera e dell'Inghilterra, che ha deciso venerdì di iniettare ulteriori 50 miliardi di sterline".
E come spiega tutto ciò?
"Per una anomalia evidente: oggi i mercati privilegiano la certezza del ritorno del capitale al tasso di interesse percepito. Lei si rende conto di quale sarebbe l'effetto sui conti italiani di una manovra di questo genere? Se i tassi fossero all'1% risparmieremmo una sessantina di miliardi! Il doppio della manovra Monti!!"
Lei diceva che stiamo arrivando alla "resa dei conti", ha altri motivi per credere ciò?
"Osservo da vicino (grazie ad alcuni conoscenti personali) quello che sta succedendo in Grecia. Mi verrebbe da dire "tutto previsto". Le manovre volute dall'Europa hanno portato il paese al tracollo, il debito pubblico è aumentato fino al 170% del PIL, la disoccupazione è al 21%; sul piano sociale il paese è diventato ingovernabile. Se questi sono i risultati della politica di" lacrime e sangue" chi le ha propugnate dovrebbe trarre lezione dai disastri combinati. Il 20 di marzo la Grecia deve rimborsare obbligazioni per 14 miliardi. Se non verrà rifinanziata sarà la bancarotta con tutte le conseguenze del caso per la Grecia e per l'Europa. Ecco perché sono convinto che vedremo dei cambiamenti sostanziali di rotta".
Ma lei non teme in questo caso un ritorno dell'inflazione?
"Non solo non la temo, ma la auspico. I debiti pubblici sono sempre stati ridimensionati dall'inflazione (storicamente è dimostrato). Come io dico e scrivo da due anni questa cura che si sta effettuando in questo periodo avrebbe dovuto essere fatta molto precedentemente. La Grecia non sarebbe arrivata al punto in cui è arrivata e oggi non parleremmo di recessione ma di ripresa come è negli USA".
Ma lei non teme gli effetti negativi dell'inflazione?
"Io ho convissuto negli anni 70 con un'inflazione generalizzata al 20-25%, figurarsi se non possiamo sopravvivere con un'inflazione all'8%! Anzi le voglio dire che l'inflazione avrebbe anche degli altri effetti positivi".
Quali?
"Vedo due altri motivi. Primo: oggi la domanda è in generale latitante poiché le aspettative sono di un generale ribasso dei prezzi dei possibili acquisti a distanza di un anno. Ancora una volta, i mercati sono anche psicologia: se le aspettative di determinati beni sono che tra un anno costeranno di più, probabilmente mi precipiterò a comprarlo adesso. Secondo: potrebbe essere l'occasione per far tornare un poco di meritocrazia. Tutti sappiamo che i salari nominali non possono essere socialmente rivisti al ribasso. Se avessimo un'inflazione al 10% potremmo adeguare i salari dei meritevoli lasciando inalterati i salari di coloro che, soprattutto nell'apparato pubblico, nella realtà non sono produttivi".
E lei cosa pensa del governo Monti?
"Io penso bene poiché la strada intrapresa è sicuramente positiva sopratutto in termini di recupero di credibilità . Purtroppo però le misure prese avranno effetti nel lungo periodo e il mercato invece ha aspettative di risultati immediati".
Ma la riduzione degli spread è stato un risultato immediato.
"La riduzione degli spread non è dovuta all'opera intrapresa da Monti, ma come abbiamo precedentemente detto è dovuto agli acquisti che le banche italiane fanno di titoli del debito pubblico italiano. Ciò fa salire i prezzi e di conseguenza fa scendere lo spread".
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"La Bce ha immesso ed immetterà nuova liquidità sui mercati, ma Draghi, a causa delle resistenze dell'opinione pubblica tedesca, lo ha fatto in sordina". L'imprenditore Ernesto Preatoni commenta con Affari la crisi economica del Vecchio Continente e dell'Italia. "La strategia di Draghi comporta un allungamento dei tempi. I mercati sono anche psicologia: se la Bce avesse annunciato chiaramente che lo scopo finale era l'iniezione di liquidità lo spread sarebbe sceso più velocemente. Un'iniezione massiccia avrebbe l'effetto di ridurre i tassi sul debito italiano drasticamente". E poi ammette: "L'inflazione avrebbe effetti positivi per il nostro Paese".
ECCO L'INTERVISTA
Vogliamo fare il punto sulla situazione dei debiti pubblici in Europa?
"Ho l'impressione che siamo arrivati alla "resa dei conti". Alla fine di febbraio la B.C.E. farà un'altra operazione di iniezione di liquidità attraverso il meccanismo dell'asta a tassi bassissimi. Come lei ricorderà la B.C.E. ne aveva fatta una precedente per 489 miliardi di cui 116 sottoscritti dalle banche italiane".
E lei come giudica questa operazione?
"In modo certamente positivo. Si poteva fare di più ma soprattutto si sarebbe dovuto fare molto prima e, se mi è consentito avrebbe potuto essere congegnata in modo diretto come ha fatto la Fed in America".
Che cosa significa?
"La Fed ha iniettato 2200 miliardi di dollari nel mercato annunciando chiaramente che cosa intendeva fare. Draghi invece, a causa delle resistenze tedesche ha ideato un sistema che consente di iniettare liquidità sui mercati senza provocare reazioni negative da parte dell'opinione pubblica tedesca. Questo sistema permette di fare arrivare liquidità al mercato in modo mediato e non immediato".
E ciò cosa comporta?
"Comporta un allungamento dei tempi. Se lei ricorda le banche europee nei primi giorni successivi all'asta avevano ridepositato una buona parte di questa liquidità presso la B.C.E.. Gli amministratori delle banche temevano di rimanere senza liquidità in vista dei rimborsi di obbligazioni emesse precedentemente. Rassicurati poi dal fatto che la B.C.E. continuerà in questa politica hanno iniziato a comperare titoli del debito pubblico dei loro Stati per lucrare la differenza tra l'1% che loro pagano alla B.C.E. e il 5%, 6%, 7% che era il rendimento. Un ulteriore limite di questo modo di procedere da parte della B.C.E. è dato dal "mancato annuncio". L'effetto di questa manovra è stata una riduzione dei tassi e dello spread. I mercati sono anche psicologia: se la B.C.E. avesse annunciato chiaramente che lo scopo finale era l'iniezione di liquidità lo spread sarebbe sceso più velocemente".
E lei quindi cosa auspica?
"Come lei ben sa io auspico da tempo un'iniezione massiccia di liquidità che, avrebbe l'effetto probabile di ridurre i tassi sul debito italiano drasticamente. Ciò che sento ripetere in continuazione dai cattedratici è che una forte iniezione di liquidità aumenterebbe le aspettative inflazionistiche e quindi i tassi di interesse dovrebbero salire. E' incredibile come persone che si occupano solo di economia non abbiamo rilevato che nonostante le iniezioni di liquidità negli USA i tassi di interesse sono all'1%. Lo stesso dicasi del Giappone, della Svizzera e dell'Inghilterra, che ha deciso venerdì di iniettare ulteriori 50 miliardi di sterline".
E come spiega tutto ciò?
"Per una anomalia evidente: oggi i mercati privilegiano la certezza del ritorno del capitale al tasso di interesse percepito. Lei si rende conto di quale sarebbe l'effetto sui conti italiani di una manovra di questo genere? Se i tassi fossero all'1% risparmieremmo una sessantina di miliardi! Il doppio della manovra Monti!!"
Lei diceva che stiamo arrivando alla "resa dei conti", ha altri motivi per credere ciò?
"Osservo da vicino (grazie ad alcuni conoscenti personali) quello che sta succedendo in Grecia. Mi verrebbe da dire "tutto previsto". Le manovre volute dall'Europa hanno portato il paese al tracollo, il debito pubblico è aumentato fino al 170% del PIL, la disoccupazione è al 21%; sul piano sociale il paese è diventato ingovernabile. Se questi sono i risultati della politica di" lacrime e sangue" chi le ha propugnate dovrebbe trarre lezione dai disastri combinati. Il 20 di marzo la Grecia deve rimborsare obbligazioni per 14 miliardi. Se non verrà rifinanziata sarà la bancarotta con tutte le conseguenze del caso per la Grecia e per l'Europa. Ecco perché sono convinto che vedremo dei cambiamenti sostanziali di rotta".
Ma lei non teme in questo caso un ritorno dell'inflazione?
"Non solo non la temo, ma la auspico. I debiti pubblici sono sempre stati ridimensionati dall'inflazione (storicamente è dimostrato). Come io dico e scrivo da due anni questa cura che si sta effettuando in questo periodo avrebbe dovuto essere fatta molto precedentemente. La Grecia non sarebbe arrivata al punto in cui è arrivata e oggi non parleremmo di recessione ma di ripresa come è negli USA".
Ma lei non teme gli effetti negativi dell'inflazione?
"Io ho convissuto negli anni 70 con un'inflazione generalizzata al 20-25%, figurarsi se non possiamo sopravvivere con un'inflazione all'8%! Anzi le voglio dire che l'inflazione avrebbe anche degli altri effetti positivi".
Quali?
"Vedo due altri motivi. Primo: oggi la domanda è in generale latitante poiché le aspettative sono di un generale ribasso dei prezzi dei possibili acquisti a distanza di un anno. Ancora una volta, i mercati sono anche psicologia: se le aspettative di determinati beni sono che tra un anno costeranno di più, probabilmente mi precipiterò a comprarlo adesso. Secondo: potrebbe essere l'occasione per far tornare un poco di meritocrazia. Tutti sappiamo che i salari nominali non possono essere socialmente rivisti al ribasso. Se avessimo un'inflazione al 10% potremmo adeguare i salari dei meritevoli lasciando inalterati i salari di coloro che, soprattutto nell'apparato pubblico, nella realtà non sono produttivi".
E lei cosa pensa del governo Monti?
"Io penso bene poiché la strada intrapresa è sicuramente positiva sopratutto in termini di recupero di credibilità . Purtroppo però le misure prese avranno effetti nel lungo periodo e il mercato invece ha aspettative di risultati immediati".
Ma la riduzione degli spread è stato un risultato immediato.
"La riduzione degli spread non è dovuta all'opera intrapresa da Monti, ma come abbiamo precedentemente detto è dovuto agli acquisti che le banche italiane fanno di titoli del debito pubblico italiano. Ciò fa salire i prezzi e di conseguenza fa scendere lo spread".
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venerdì 10 febbraio 2012
Centri commerciali a prova di consumatore
Nati negli Stati Uniti alla fine degli anni ’90, dove oggi sono molto diffusi, i Lifestyle Center cominciano a fare capolino anche nel mondo del Retail italiano, come risposta ai cambiamenti sociali, al mutamento dei comportamenti e delle aspettative del consumatore, che diventa sempre più utente e fruitore di servizi.
Nei Lifestyle Center la persona non è solo un consumatore, un mero acquirente di merci, ma presenta bisogni ed esigenze relative ai diversi aspetti della vita. I Lifestyle Center li troviamo vicino a quartieri residenziali, con grandi strutture open air, dimensione comprese tra i 5.000 e i 70.000 mq di superficie commerciale a destinazione multifunzionale, soprattutto destinata al tempo libero, ristorazione, luoghi di intrattenimento, ambienti di alto design ed elementi decorativi tipici degli arredi urbani (fontane e giochi d’acqua, archi, statue ed elementi di design, insegne fashion). Uno dei criteri che identificano questo tipo di format è la capacità di spesa medio-alta del bacino primario di affluenza, dal quale i Lifestyle Center dipendono per il loro successo. La sua area di influenza comprende una popolazione residente non numerosa ma ricca, il cui reddito medio, negli Stati Uniti, si aggira intorno ai 90/100.000 dollari l’anno. Dunque le aree commerciali di un Lifestyle Center hanno un potenziale di vendita decisamente più alto dei centri commerciali convenzionali, proprio grazie alla disponibilità economica del bacino di affluenza. Anche i turisti e i viaggiatori per affari rientrano tra i consumatori tipo dei Lifestyle Center.
La differenza principale tra i Lifestyle Center, gli Shopping Center, i Mall chiusi e le altre tipologie di Centri Commerciali, sta nella capacità di spesa dell’acquirente tipo. Semplificando, possiamo affermare che sono i centri commerciali di lusso destinati alle persone agiate. E’ doveroso sottolineare, inoltre, che gli elementi di successo di questo format sono i servizi alla persona e i luoghi pubblici (come per i centri commerciali direzionali). Fondamentale anche l’attenzione per i trend emergenti del retail, per le tecnologie e per i giovani, che oggi, sempre più, dispongono di una maggiore capacità di spesa.
Fonte. il ghirlandaio
Nei Lifestyle Center la persona non è solo un consumatore, un mero acquirente di merci, ma presenta bisogni ed esigenze relative ai diversi aspetti della vita. I Lifestyle Center li troviamo vicino a quartieri residenziali, con grandi strutture open air, dimensione comprese tra i 5.000 e i 70.000 mq di superficie commerciale a destinazione multifunzionale, soprattutto destinata al tempo libero, ristorazione, luoghi di intrattenimento, ambienti di alto design ed elementi decorativi tipici degli arredi urbani (fontane e giochi d’acqua, archi, statue ed elementi di design, insegne fashion). Uno dei criteri che identificano questo tipo di format è la capacità di spesa medio-alta del bacino primario di affluenza, dal quale i Lifestyle Center dipendono per il loro successo. La sua area di influenza comprende una popolazione residente non numerosa ma ricca, il cui reddito medio, negli Stati Uniti, si aggira intorno ai 90/100.000 dollari l’anno. Dunque le aree commerciali di un Lifestyle Center hanno un potenziale di vendita decisamente più alto dei centri commerciali convenzionali, proprio grazie alla disponibilità economica del bacino di affluenza. Anche i turisti e i viaggiatori per affari rientrano tra i consumatori tipo dei Lifestyle Center.
La differenza principale tra i Lifestyle Center, gli Shopping Center, i Mall chiusi e le altre tipologie di Centri Commerciali, sta nella capacità di spesa dell’acquirente tipo. Semplificando, possiamo affermare che sono i centri commerciali di lusso destinati alle persone agiate. E’ doveroso sottolineare, inoltre, che gli elementi di successo di questo format sono i servizi alla persona e i luoghi pubblici (come per i centri commerciali direzionali). Fondamentale anche l’attenzione per i trend emergenti del retail, per le tecnologie e per i giovani, che oggi, sempre più, dispongono di una maggiore capacità di spesa.
Fonte. il ghirlandaio
lunedì 6 febbraio 2012
Cina, nuove restrizioni sugli investimenti immobiliari esteri
Secondo quanto riportato all’interno di un comunicato del Ministero cinese del Commercio, il Paese asiatico inasprirà le restrizioni sugli investimenti immobiliari effettuati da privati e aziende straniere, al fine di contenere i rischi di un incremento ulteriore del rischio speculativo.
Il Ministero ha infatti reso noto che monitorerà tutte le transazioni effettuate sul mercato immobiliare locale, evitando di acconsentire a transazioni di chiaro intento speculativo, generate dall’acquisto e dalla rivendita di ingenti volumi di proprietà reali.
Sempre secondo quanto comunicato dalla fonte ministeriale, inoltre, gli investimenti diretti esteri verso il settore immobiliare cinese sarebbero aumentati del 48% durante il 2010, raggiungendo la cifra record di 20 miliardi di dollari.
Per quanto concerne le singole leve che verranno attivate al fine di monitorare al meglio ogni singola transazione compiuta da persone fisiche e giuridiche non locali, il Ministero auspica una più intensa collaborazione con le autorità regionali, affinchè incrementino i controlli sul comparto immobiliare.
Le vendite immobiliari compiute nel 2010 in Cina, ricordiamo, hanno toccato la cifra record di 4,7 trilioni di yuan (oltre 700 miliardi di dollari) superando i 4,3 miliardi di yuan conseguiti nel 2009, che all’epoca siglarono un nuovo record del bilancio immobiliare locale.
Il Ministero ha infatti reso noto che monitorerà tutte le transazioni effettuate sul mercato immobiliare locale, evitando di acconsentire a transazioni di chiaro intento speculativo, generate dall’acquisto e dalla rivendita di ingenti volumi di proprietà reali.
Sempre secondo quanto comunicato dalla fonte ministeriale, inoltre, gli investimenti diretti esteri verso il settore immobiliare cinese sarebbero aumentati del 48% durante il 2010, raggiungendo la cifra record di 20 miliardi di dollari.
Per quanto concerne le singole leve che verranno attivate al fine di monitorare al meglio ogni singola transazione compiuta da persone fisiche e giuridiche non locali, il Ministero auspica una più intensa collaborazione con le autorità regionali, affinchè incrementino i controlli sul comparto immobiliare.
Le vendite immobiliari compiute nel 2010 in Cina, ricordiamo, hanno toccato la cifra record di 4,7 trilioni di yuan (oltre 700 miliardi di dollari) superando i 4,3 miliardi di yuan conseguiti nel 2009, che all’epoca siglarono un nuovo record del bilancio immobiliare locale.
lunedì 30 gennaio 2012
Trump riempie il 40 Wall Street con affitti bassi e incentivi
Fonte: Il Ghirlandaio
sabato 21 gennaio 2012
Preatoni ad Affari: "Penso che la Bce salverà l'euro all'ultimo istante, ma...
Sabato, 21 gennaio 2012 - 16:05:00
Di Angelo Maria Perrino
"L’Europa ha bisogno di una iniezione massiccia di liquidità volta all’acquisto di titoli del debito pubblico dei paesi fragili". L'imprenditore Ernesto Preatoni commenta con Affari la crisi economica del Vecchio Continente e dell'Italia. E prescrive la sua ricetta: "Un impegno della BCE a immettere liquidità almeno nella stessa misura in cui lo hanno fatto negli Stati Uniti. Se la FED ha acquistato titoli tossici e titoli del debito pubblico americano per 2.200 miliardi di dollari, la BCE dovrebbe acquistarne per 2.300 miliardi di Euro". Il crollo dell'Euro? Non lo esclude. Anche se profetizza un salvataggio sul filo di lana: "La Banca Centrale Europea all’ultimo momento sull’orlo del burrone, interverrà iniettando liquidità in modo massiccio ponendo in questo caso le premesse per una inflazione incontrollata. E poi...".
ECCO L'INTERVISTA
Preatoni, lei che vive e svolge attività imprenditoriale al di fuori dell’Italia, che impressione fanno l’Italia e l’Europa visti dall’estero?
"Mi piacerebbe poter sostenere l’inverso ma, purtroppo, la sensazione è molto brutta: l’Italia ha guadagnato un poco in immagine da quando il Presidente del Consiglio è il Prof. Monti. L’immagine è certamente importante ma da sola non riuscirà a risolvere i problemi. Non credo che l’avvento di Monti, da solo, possa essere risolutivo in senso positivo. Sarà determinante l’atteggiamento dell’Europa ed, in particolare, quello della BCE.
L’Europa ha bisogno di una iniezione massiccia di liquidità volta all’acquisto di titoli del debito pubblico dei paesi “fragili”. Sino ad ora l’Europa si è limitata a enunciazioni di principio cui non hanno fatto seguito i fatti ed i mercati non credono più alle enunciazioni di principio europee. E’ evidente che tutte le volte che Merkel e Sarkozy (e adesso pure Monti) si incontrano, la situazione dei tassi di interesse non migliora e, senza una drastica riduzione dei tassi, la situazione italiana è assolutamente compromessa. Se paghiamo il debito pubblico 4 punti più dei tedeschi, dovremmo fare ogni anno una manovra da 76 miliardi per essere in situazione analoga a quella della Germania. Soluzione evidentemente improponibile".
E lei quindi cosa propone?
"Un impegno della BCE a immettere liquidità almeno nella stessa misura in cui lo hanno fatto negli Stati Uniti. Se la FED ha acquistato titoli “tossici” e titoli del debito pubblico americano per 2.200 miliardi di dollari, la BCE dovrebbe acquistarne per 2.300 miliardi di Euro poiché il PIL dei 27 Paesi della UE è superiore del 30% a quello degli USA e il debito pubblico totale in rapporto al PIL è simile".
Ma così andremmo a scatenare l’inflazione...
"A parte che l’inflazione mi sembra l’ultimo dei problemi (l’inflazione che vediamo è semplicemente dovuta ad un aumento delle imposte e non certo ad un “surriscaldamento” della domanda), faccio rilevare che i Paesi le cui banche centrali hanno immesso forte liquidità (FED, banche nazionali di Inghilterra, Giappone e Svizzera) non hanno avuto alcuna impennata inflattiva".
Come spiega questo fatto?
"I mercati sono oggi più sensibili alla certezza del rimborso del capitale che non al tasso di interesse e di questa “anomalia” hanno approfittato americani, inglesi, giapponesi e svizzeri. Non così gli europei. Ricordo una intervista televisiva col prof. Bruni ed il sottoscritto. Bruni sosteneva che l’immissione di liquidità avrebbe comportato un pressoché automatico aumento dei tassi. Così non è stato.
Si è mai visto un debitore sull’orlo del fallimento che, avendo la possibilità di diluire il proprio debito, decida di “auto flagellarsi”? Bisogna essere dei “masochisti” tedeschi!!"
Sembra che il problema vero sia la crescita. Lei ha qualche idea su come favorirla?
"Sono certamente importanti le liberalizzazioni ma i loro effetti saranno posticipati nel tempo.
Io credo che si potrebbe provare aumentando le imposte sui consumi, soprattutto di lusso, e utilizzare questi ricavi per diminuire le aliquote fiscali. Credo che questo servirebbe molto a rilanciare gli investimenti in Italia. Senza investimenti non credo alla crescita".
Se la sente di fare una previsione? Come finirà questa vicenda?
"Due possibilità.
La prima: salta l’euro con tutte le conseguenze del caso.
La seconda, più probabile: la B.C.E., all’ultimo momento sull’orlo del burrone, interverrà iniettando liquidità in modo massiccio ponendo in questo caso le premesse per una inflazione incontrollata.
E credo che il motivo contingente sarà la indispensabile ricapitalizzazione delle banche che i mercati non vorranno o non saranno in grado di sottoscrivere".
Ma lei, in questa situazione, se fosse un risparmiatore, come si comporterebbe?
"Non vorrei sembrare monotono (lo dico e lo scrivo da tre anni) ma lascerei perdere tutto ciò che sa di finanziario, terrei la liquidità necessaria per vivere 3 o 4 anni ed il resto lo investirei in immobili in Paesi con stabilità politica, pace sociale, scarso debito pubblico, costo del lavoro contenuto e bassa tassazione".
Ma quali sono questi Paesi?
"Sicuramente Estonia, Lettonia, Lituania e Russia, Paesi che io conosco bene ma, probabilmente, ve ne sono altri da me non così bene conosciuti".
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